by Sergio Segio | 14 Ottobre 2011 6:12
MILANO – Lactalis riuscirà a rimborsare i debiti contratti per l’Opa su Parmalat solo grazie a operazioni straordinarie che, alla fine, potrebbero drenare verso Parigi il tesoretto da 1,4 miliardi raccolto da Enrico Bondi grazie alle cause contro le banche dopo il crac dei Tanzi. A mettere nero su bianco quello che il mercato sospetta da tempo è stata Mediobanca nella fairness opinion chiesta dalla società italiana per dare l’ok al contratto di “cash pooling” firmato da Collecchio con le holding della famiglia Besnier.
L’accordo centralizza nella tesoreria di Lactalis tutta la liquidità di Parmalat per ottimizzare – spiegano i transalpini – la gestione finanziaria del gruppo. La perizia di Piazzetta Cuccia conferma che l’operazione, dati alla mano, è un affare anche per l’azienda emiliana che in teoria, grazie a rendimenti superiori a quelli realizzati fino ad oggi sul tesoretto, potrebbe incassare 21 milioni di interessi l’anno in più.
Il problema però – come scrivono gli esperti della merchant bank milanese – è che Parigi ben difficilmente riuscirà a rimborsare i debiti contratti per la scalata a Parmalat (un finanziamento da 6,7 miliardi, con una rata da 1,5 miliardi in scadenza a gennaio 2013) solo con «i flussi di cassa della gestione corrente». E quindi sarà costretta a tappare il buco grazie a operazioni straordinarie che rischiano di far svanire per sempre il capitale raccolto grazie al lavoro di Bondi.
Lactalis, del resto, aveva già anticipato ipotesi di questo tipo nel prospetto dell’offerta pubblica d’acquisto. Annunci a oggi non ne sono stati fatti, ma la famiglia Besnier si era tenuta aperta varie strade: il conferimento a Parmalat delle sue attività italiane (Galbani in primis) o la vendita tout court a Collecchio del business del latte in Francia e in Spagna. Il nobile obiettivo esplicitato nel prospetto è quello di fare della società tricolore «un campione internazionale nel settore con la testa in Italia». Ma dietro le belle parole si nasconde con ogni probabilità la volontà di trasferire ai piani superiori gli 1,4 miliardi di Parmalat di cui le casseforti del colosso transalpino hanno evidentemente bisogno come il pane.
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