“Fondo salva-Stati pronto per l’Italia”

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ROMA – Il presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker è un politico di lungo corso, abituato a non sbilanciarsi mai troppo. Perciò se adesso dichiara che bisogna rafforzare il fondo salva-Stati dandogli «le munizioni sufficienti ad evitare che il contagio si estenda all’Italia», vuol dire che proprio questa è la posta in gioco. O meglio è la paura della Ue, oggi più che mai in pressing su Berlusconi perché dia indicazioni precise e ricette concrete per uscire dalla crisi. I partner europei e la stessa Commissione s’aspettano infatti «entro oggi» e dunque in tempo per la seconda tappa del consiglio Ue tra i capi di Stato e di governo, il dettaglio delle misure per ridurre il debito e rilanciare la crescita. E nel reclamarlo, stando alle assicurazioni del commissario Olli Rehn, non c’è nessuna intenzione di «umiliare» il Paese. Semplicemente, è una questione di «necessaria sorveglianza» dovuta al fatto che «quel che succede in Italia ha un impatto su tutta Eurolandia». Nel bene e a maggior ragione nel male.
Così, mentre il governo s’arrabatta in una girandola di vertici per non arrivare a Bruxelles a mani vuote, dal neo governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, arriva un messaggio di speranza, di fiducia: «Credo profondamente nell’Italia, nei punti di forza e nella vitalità  della sua economia». E arrivano pure alcuni suggerimenti: «La sostenibilità  finanziaria e gli investimenti in settori vitali come l’istruzione, l’innovazione e il capitale sociale sono una priorità  assoluta». Analogamente, il direttore generale, Fabrizio Saccomanni, assicura che «i nostri obiettivi sono raggiungibili» purchè naturalmente ci sia «un minimo di coesione politica». Ed è come se la Banca d’Italia tutta si stringesse intorno al Paese in crisi, strattonato dai mercati, sotto osservazione della Bce e della Ue e perfino deriso dai leader di Germania e Francia, Merkel e Sarkozy, nell’ormai celebre conferenza stampa dell’altro giorno, a Bruxelles. Naturalmente, i vertici di palazzo Koch non entrano nel merito della «lettera d’intenti» all’attenzione del governo e men che meno nel capitolo pensioni. Ecco, proprio sulle pensioni, vale forse la pena di riferire che il capitolo, politicamente così tanto sensibile, non è in cima alle priorità  della Ue. Finora Bruxelles, in relazione alla spesa pensionistica, ha sempre ritenuto l’Italia in una situazione di moderato rischio di sostenibilità , non in zona- pericolo, pur salutando con favore tutti gli impegni di rigore capaci di dare certezze al consolidamento del bilancio.
Comunque, Berlusconi «lima» le risposte da dare ai partner alle prese non solo con l’Italia, ma anche con il caso Grecia e più in generale con la tenuta stessa di Eurolandia. Ed è in questo contesto che si inquadra il test che il premier è chiamato a sostenere oggi. Il presidente dell’esecutivo Ue Barroso è «convinto» che l’Italia lo supererà . Dal suo osservatorio vede il governo «determinato» a migliorare le performance del Paese mettendo in pratica tutto ciò che è stato annunciato e, se necessario, anche «accelerando» riforme strutturali e altri interventi.
«Tutti dobbiamo lavorare in comune per la salvezza comune», è l’appello del sottosegretario Gianni Letta. «Il problema è grave per tutta l’Europa e non solo per qualcuno». E’ possibile «ridare al Paese la dignità , lo sviluppo e il progresso che in certi momenti sembra appannato».


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