by Sergio Segio | 23 Ottobre 2011 7:19
TORINO – Per ora la Fiat non commenta la lettera con cui la Consob ha chiesto che venga fatta chiarezza sul Piano industriale del Lingotto. Il documento della Commissione di controllo sulla Borsa ha dato tempo al Lingotto fino al prossimo 27 ottobre, quando Fiat spa renderà noti i dati della trimestrale.
Al silenzio della Fiat hanno fatto da contraltare ieri i commenti dei sindacati. A partire da quelli, come la Fiom, che da mesi sostengono che i piani di Marchionne sarebbero nebulosi. Così ieri Giorgio Airaudo, responsabile nazionale auto dei metalmeccanici della Cgil, ha giudicato positivamente l’iniziativa della Consob: «Non siamo stupiti – dice Airaudo – perché da tempo pensiamo che il Piano industriale della Fiat sia reticente e non privo di omissioni. Poi, certo, ognuno fa il suo mestiere. La Consob chiede chiarezza a tutela del mercato, noi lo facciamo nell’interesse dei lavoratori e del Paese. Pensiamo infatti che Marchionne dovrebbe prendersi maggiori impegni sul futuro degli stabilimenti italiani».
Anche tra i sindacati del sì, quelli che in questi anni di braccio di ferro si sono mostrati più disponibili ad accettare le proposte dell’azienda, l’iniziativa della Commissione di controllo sulla Borsa è giudicata positivamente: «Abbiamo ottenuto certezze su Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco – dice il segretario nazionale della Fim Bruno Vitali – ma dobbiamo chiarire il destino degli altri stabilimenti. Insomma, dobbiamo fare il tagliando a Fabbrica Italia». Per la Uilm invece l’iniziativa della Consob è la conseguenza «dell’azione contraria al progetto della Fiat messa in campo da una parte minoritaria dei sindacati (l’allusione è alla Fiom) che alimenta le voci sul possibile disimpegno della casa torinese dall’Italia». Per la Uilm invece «il piano è confermato».
Nei prossimi giorni si capirà dunque se la Fiat intende dettagliare maggiormente i suoi progetti o se invece risponderà alla Consob che il Piano è già chiaro così. E’ possibile comunque che il Lingotto annunci a breve la produzione di nuovi modelli nei segmenti delle utilitarie, chiarendo in particolare quando nascerà l’erede della Punto. Gli investimenti in nuovi modelli, ha detto più volte Marchionne in queste settimane, sono resi più complicati dal basso livello del mercato italiano che chiuderà il 2011 a 1,75 milioni di unità , una quota che è sempre stata superata dopo la metà degli anni Novanta. L’iniziativa della Consob ha avuto reazioni ieri anche tra i partiti politici. Per il Pd Cesare Damiano e Stefano Fassina hanno chiesto «certezze negli investimenti italiani della Fiat», mentre per Maurizio Zipponi dell’Idv, «la richiesta della Consob è la dimostrazione di ciò che abbiamo sempre sostenuto, che il piano Fabbrica Italia non esiste». Prudente Emma Marcegaglia (Confindustria): «La questione riguarda l’azienda Fiat, non fatemi commentare».
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