by Sergio Segio | 21 Ottobre 2011 6:13
Roma. Dalla piazza San Giovanni di sabato scorso a piazza del Popolo, questa mattina. In mezzo una settimana di dibattito sulla devastazione di Roma che ha cambiato il modo di manifestare in questo paese e sta cambiando il movimento. La Fiom (Cgil) porterà oggi al sit-in del Popolo, s’inizia alle 9,30, i lavoratori della Fiat e del suo indotto, quelli di Fincantieri. “Contro chiusure e licenziamenti”.
Sarà una piazza piena, visti i cento pullman attesi da tutta Italia e le adesioni diffuse: l’arco dei partiti del centro-sinistra, compresi Pd e Federazione della Sinistra (oggi fuori dal Parlamento). L’arco del movimento studentesco. Il coordinamento precari, l’Arci, il sindacato di polizia Silp. Dice il segretario Fiom, Maurizio Landini: «Piazza del Popolo è aperta a tutti i soggetti che sostengono le nostre lotte, che hanno condannato e condannano gli atti di violenza, è aperta a chiunque vorrà venire senza casco, mostrando il volto». La polizia presidierà Piazza del Popolo, alcune sedi istituzionali e gli scali ferroviari. La Fiom ha già attivato il suo servizio d’ordine. Il comizio sarà chiuso dallo stesso Landini e dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Alla Fiat di Torino, in contemporanea, ci sarà uno sciopero dei sindacati di base.
Ieri mattina, intanto, il Gip Elvira Tamburelli ha trattenuto in carcere a Regina Coeli nove dei dodici manifestanti arrestati sabato a Roma nel corso degli scontri. Due donne sono andate agli arresti domiciliari, un ragazzo, Leonardo S., è tornato libero e su Facebook ha subito fatto sapere: «Sono stati i cinque giorni più lunghi della mia vita». Il giudice ha scritto nell’ordinanza: «Gli indagati hanno realizzato un’azione concertata che ha strumentalmente utilizzato una pacifica manifestazione per attentare a beni e ostacolare la pubblica difesa con concreto ed elevato pericolo per l’incolumità delle persone». Sei degli arrestati sono stati valutati in un unico contesto: «Non paiono affatto espressione di azioni improvvisate e slegate tra loro, ma piuttosto frutto di un’azione concertata fra i violenti». Vicino alle posizioni degli indignati spagnoli «e venuto appositamente in Italia da Barcellona per esprimere una solidarietà », è il ventenne Giovanni Caputi, vive in Spagna dal 2006. Ad alcuni è stato sequestrato «materiale di particolare significazione»: una maschera antigas, un casco da motociclista, volantini inneggianti alla rivoluzione (Giuseppe Ciurleo); il manico di un piccone lungo 80 centimetri (Giovanni Venuto). Chi ha compiuto azioni violente durante il corteo, secondo il Gip, «ha partecipato alla manifestazione con questo unico proposito delittuoso». Così il rumeno Robert Scarlet e così Stefano Conigliaro, «tra i soggetti più violenti del gruppo, con il volto travisato da uno scaldacollo nero in pile». Al Gianicolo, sopra le carceri, cinquanta attivisti richiamati da Indymedia Roma ieri pomeriggio hanno organizzato un presidio: “Liberi tutti”. Erano vestiti di nero. E alla “Zanzara” di Radio 24 il consigliere comunale di Action, Andrea Alzetta, ha confermato che si candiderà con Sel, «ma solo a livello locale».
Il capo della polizia, Antonio Manganelli, ha detto al Copasir (Comitato per la sicurezza presieduto da Massimo D’Alema) come la novità del 15 ottobre fosse rappresentata «dalla presenza tra i violenti di molti minorenni». E all’università La Sapienza di Pisa cinquanta antagonisti dei collettivi, dell’area comunista e del movimento No Tav hanno contestato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Su un loro volantino si leggeva: «Non sei il nostro presidente, guerra e sacrifici falli tu».
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