Polemica sui dati con la Caritas, Istat: “Nessuna difformità  con paese reale”

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ROMA – Ha suscitato polemiche la presentazione dell’undicesimo rapporto su povertà  ed esclusione in Italia “Poveri di diritti”, di Caritas Italiana e Fondazione Zancan. Nella serata di ieri l’Istat ha replicato con una nota ufficiale alle parole del direttore della Zancan, Tiziano Vecchiato, che ieri aveva affermato: “L’Istituto di statistica rileva le persone che restano sotto la soglia della povertà  dopo essere state aiutate dai servizi. Bisogna contare invece i poveri prima che siano assistiti, cioè al netto dell’aiuto, solo così avremo la stima corretta del fenomeno. Non contestiamo i loro dati, ma vogliamo solo sottolineare che sono indici lordi”.

Nella nota si mette in chiaro che “l’Istat effettua anche il calcolo della povertà  relativa (a partire dal reddito) prima dei trasferimenti previsti dalle politiche pubbliche” e che “la misura diffusa dall’Istat e dall’Eurostat relativa al rischio di povertà  prima dei trasferimenti sociali, confrontata con quella al netto dei trasferimenti, misura esattamente quello che il dott. Vecchiato si augura venga pubblicato!”. Quindi si aggiunge: “Poiché i trasferimenti pubblici (soprattutto in Italia) sono concentrati quasi esclusivamente su quelli pensionistici – e quindi sugli anziani – vengono normalmente diffusi dati calcolati distinguendo il reddito al netto di tutti i trasferimenti sociali e quello al netto dei soli trasferimenti pensionistici”.

Un secondo motivo di discussione è relativo al calcolo delle persone in condizioni di povertà . La Zancan registrava infatti “una sostanziale difformità  tra i dati ufficiali relativi alla povertà  e la reale condizione del paese, che richiederebbe un’integrazione dell’attuale metodo di rilevazione con soluzioni più sensibili ai cambiamenti”. A questo l’Istat replica che non c’è “nessuna difformità  tra i dati ufficiali e la realtà ” e che “le informazioni consentono non solo di calcolare gli indicatori di povertà  assoluta e relativa basati sull’indagine sui consumi delle famiglie, peraltro usati anche nel Rapporto, ma anche di valutare l’evoluzione del reddito disponibile, del tasso di risparmio, della deprivazione, delle condizioni occupazionali ecc.”. Ancora una puntualizzazione: “L’Istat ha dedicato in più occasioni ampio spazio negli ultimi due anni a questi temi evidenziando, tra l’altro, gli effetti differenziati della crisi sui diversi soggetti sociali: giovani, gli adulti, gli occupati, i sottoccupati, i disoccupati, le donne, gli stranieri… Ciò a riprova del fatto che per comprendere a fondo la situazione del paese è indispensabile analizzare tutte le informazioni disponibili e non solo una parte di esse”.

Fatte le precisazioni nel merito, l’Istituto sottolinea la propria disponibilità  “alla messa a punto e all’adozione di nuove metodologie di rilevazione e analisi, su questo e su altri temi (basti pensare alle misure di povertà  estrema in fase di sviluppo da parte dell’Istituto, con la collaborazione, tra gli altri, della Caritas), come riconosciuto anche recentemente in sede europea nell’ambito delle discussioni sulle misure di benessere della popolazione”.

 

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