Parma, l’ultima bufera: indagati 11 assessori
PARMA – Nuovo capitolo nella lunga serie di inchieste giudiziarie e scandali che da mesi colpiscono il Comune di Parma. Dopo gli arresti per corruzione e concussione di undici persone, tra cui due dirigenti comunali e il capo dei vigili, e dell’assessore alla Scuola, in carcere perché avrebbe lucrato sugli appalti delle mense degli asili, stavolta nel mirino della Procura finiscono addirittura undici tra assessori ed ex della Giunta di centrodestra.
L’accusa è abuso d’ufficio e violazione della normativa sugli immobili di interesse storico. In pratica, i politici avrebbero favorito l’Impresa Pizzarotti nella gara di assegnazione della ristrutturazione dell’Ospedale Vecchio, monumento storico da anni al centro di battaglie politiche e cause legali sulla destinazione d’uso. Iscritti nel registro degli indagati anche il costruttore parmigiano Paolo Pizzarotti, l’amministratore delegato della società edile Aldo Buttini e l’ingegnere del Comune Giampaolo Monteverdi. Non risulta coinvolto il sindaco Pietro Vignali, assente nella seduta di Giunta in cui, il 27 maggio 2010, venne approvata la delibera finita sotto la lente degli inquirenti. Il primo cittadino è dimissionario da mercoledì sera, quando ha gettato la spugna travolto dalle polemiche. «Non so niente, non ero presente a quella riunione», ha commentato.
La delibera, spiega la Procura, avrebbe modificato la normativa sul project financing che prevede, nel caso alla gara d’appalto partecipi una sola azienda, il vincolo dell’importo di aggiudicazione. Per l’Ospedale Vecchio a farsi avanti fu solo la Pizzarotti con un piano economico di 14,8 milioni di euro. L’atto amministrativo incriminato avrebbe però messo in conto una rivalutazione della spesa a tutela della ditta aggiudicataria e a rischio dell’Amministrazione. «È la visione del governo della cosa pubblica piegato sugli interessi particolari» attacca il Pd.
L’indagine della Guardia di Finanza riguarda anche un altro capo d’imputazione: la violazione della normativa sugli immobili di interesse storico-artistico che possono essere restaurati ma non ristrutturati, come invece previsto dalla convenzione tra Comune e la Pizzarotti. «Abbiamo agito nel pieno rispetto della normativa di settore», dichiara l’impresa. «Legittima la richiesta della ditta affinché le condizioni economiche venissero adeguate alle condizioni di mercato» sostiene il vicesindaco Paolo Buzzi.
La nuova tegola sul municipio cade nel giorno in cui Vignali annuncia l’incasso dal Governo di 71 milioni di euro in precedenza destinati alla metropolitana. Un appalto da oltre 300 milioni vinto anch’esso dalla parmigiana Pizzarotti ma bloccato dal primo cittadino per non portare al definitivo default le casse comunali, già gravate da circa 500 milioni di debiti. Proprio la retromarcia ha causato la rottura tra il sindaco e buona parte degli industriali parmigiani che nel 2007 ne avevano caldeggiato l’elezione. «La nostra è una città che non tollera certi sgarri e certa autonomia della politica, soprattutto quando in ballo ci sono affari milionari» ha scritto Vignali nella lettera di addio. Uno scontro tra poteri forti che unito alle inchieste e ai debiti ha spalancato le porte al commissario prefettizio.
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