Palazzo crolla su un maglificio La strage delle operaie

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BARLETTA — Una mano. Immobile. Era notte fonda quando i vigili del fuoco hanno scoperto così l’ultima delle cinque vittime della palazzina di via Mura Spirito Santo a Barletta: quell’edificio di due piani, lasciato da anni senza sostegno, dopo il crollo del palazzo attiguo ancora in demolizione. Venuto giù ieri intorno a Mezzogiorno. L’avevano cercata a lungo Pina Ceci, che aveva telefonato da sotto le macerie dicendo di trovarsi in mezzo a tanta acqua. Ma l’hanno trovata morta. Come Maria Cinquepalmi, quattordici anni, primo anno di liceo classico, figlia del proprietario del laboratorio al piano terra del palazzo crollato, che uscita prima da scuola per l’assenza di un’insegnante, zainetto in spalla e bici, era andata a trovare mamma e papà  al lavoro. Come Giovanna Sardano di 30 anni che il marito ha sperato invano di riabbracciare ripetendo: «È troppo giovane, troppo per morire». E poi ha salutato per l’ultima volta dando pugni all’ambulanza. Come Antonella Zaza di 36, Matilde D’Oronzo di 33, estratte troppo tardi, malgrado gli sforzi generosi dei soccorritori tra la rabbia della gente del quartiere San Giacomo Sette Frati che ha visto sparire in una nuvola di polvere la palazzina. E ora lancia un’accusa pesante: «Avevamo avvertito tutti venerdì. Il sindaco, i vigili, i carabinieri. Ci hanno detto che non c’era pericolo».

Il sindaco pd Nicola Maffei si difende: «Non ne sapevo nulla. C’era stato un sopraluogo venerdì dei miei tecnici. Ma non c’erano segnali tali da richiedere lo sgombero». E il responsabile tecnico, il dirigente del settore Lavori Pubblici del Comune Francesco Gianferrini, spiega che erano necessarie altre verifiche e una messa in sicurezza dell’immobile le cui operazioni, però, sarebbero dovute avvenire proprio ieri.

Ora sarà  la Procura a verificarlo che già  ieri ha disposto il sequestro di documenti in Comune. Si indaga per disastro colposo e omicidio plurimo. E dovrà  essere verificato anche cosa davvero è successo prima del crollo nel cantiere attiguo alla palazzina, quello del palazzo già  demolito e in via di ricostruzione. Lavori eseguiti, pare, da una ditta in subappalto. Alcuni testimoni ieri sostenevano addirittura di aver visto una pala meccanica lambire le pareti della palazzina poi crollata. Tutto da verificare.

Oltre alle vittime ci sono anche sei feriti: Valerio Ruggero, Nicola Bizzoca, Emanuella Stella, Antonia Vitrani, Mariella Fasanella ed Emanuela Antonucci, al quinto mese di gravidanza, estratta viva dai vigili del fuoco che hanno lavorato fianco a fianco agli speleologi, alla Protezione civile locale, e ai molti volontari che hanno raccolto l’appello lanciato anche via Twitter per trovare braccia in grado di portare via con il massimo della delicatezza le macerie, per non compromettere l’equilibrio precario della situazione. «Vigili del fuoco e polizia sono arrivati sul luogo del crollo dopo appena cinque minuti, hanno cominciato a scavare e da allora non si sono fermati mai dimostrando grande professionalità », ha spiegato il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, giunto sul luogo della tragedia. «I cittadini poi hanno dimostrato enorme generosità  iniziando a scavare da subito e a mani nude». Ma non è bastato a fermare la strage delle donne. E da ieri Barletta piange rabbiosa il suo «ground zero».


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