Ora decide la Giunta dove l’opposizione ha la maggioranza

by Sergio Segio | 12 Ottobre 2011 6:20

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L’altro riguarda il presidente del Consiglio Andreotti, che senza sottoporsi allo stesso stillicidio di Goria, salì al Colle a dimettersi. Il cammino ora è a ostacoli anche per il governo Berlusconi che si è cacciato in un vero cul de sac regolamentare sul Rendiconto generale dello Stato. Infatti questa volta si tratta non del bilancio preventivo, ma di quello consuntivo di tutta l’attività  delle amministrazioni pubbliche, cioè del documento che espone le risultanze delle entrate e delle spese dello Stato sia dal punto di vista finanziario che patrimoniale, e che quest’anno doveva illustrare gli effetti dell’andamento crescente dello spread sui titoli pubblici e dei numerosi e successivi aggiustamenti estivi alla manovra. Come se ne esce? Il presidente Gianfranco Fini ha già  detto che intende ascoltare al riguardo la Giunta del regolamento della Camera, anch’essa da lui presieduta, e in cui le opposizioni, compreso Italo Bocchino di Fli, possono contare sulla maggioranza di 6 voti contro 5. Anche a prescindere dal voto del presidente. La Giunta ha un parere solo consultivo ed è facile prevedere che nella capigruppo della Camera (che è già  stata convocata dopo la Giunta) la tesi prevalente nella Giunta potrebbe essere ribaltata. Ma anche in questo caso ci vorrebbe non la maggioranza semplice, ma quella dei due terzi, che i sostenitori del governo non hanno. Naturalmente, però, le opposizioni puntano tutto sul fatto che l’articolo 81 della Costituzione prevede che «le Camere approvano ogni anno i bilanci e il Rendiconto consuntivo presentati dal governo», e che quindi, in caso di bocciatura, viene interrotto il rapporto fiduciario tra il Parlamento ed il governo. L’esecutivo infatti ieri è andato «sotto» proprio sull’articolo 1 che recita «È approvato il Rendiconto generale della Stato…». Il presidente del Consiglio vorrebbe mettere sul piatto anche l’ipotesi di un nuovo provvedimento da presentare alla Camera e sul quale, previa intesa con il capo dello Stato, chiederebbe la fiducia che di fatto si trasformerebbe in una fiducia sul governo. Ma intanto il Pd ha chiesto di sospendere l’approvazione al Senato della nota di aggiornamento del Def, Documento di economia e finanza, perché esso presuppone l’approvazione del Rendiconto che non c’è stata.

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