Ong 2.0. Cambiare il mondo con il web

Loading

“I recenti eventi storici dimostrano di sì, il rapido evolvere delle tecnologie della comunicazione sta cambiando radicalmente non solo il modo di comunicare e lavorare, ma anche il modo stesso di pensare la società  tanto al nord quanto al sud del mondo” – sostiene Silvia Pochettino, direttore di VpS, la testata della Focsiv che ha recentemente lanciato una campagna di informazione/formazione dal titolo “Ong 2.0 Cambiare il mondo con il web” .

Basti dire che in Italia il 75% delle persone usa quotidianamente i Social Media, l’87% di questi li usa per rafforzare rapporti di lavoro e il 14% è un lavoratore digitale a tempo pieno. Il “cyberattivismo” e la militanza on line hanno scardinato le forme tradizionali di impegno sociale e volontariato, l’81% dei membri delle comunità  on line partecipa a una causa sociale.

Tuttavia secondo Silvia Pochettino “Le ong e più in generale il non profit italiano è ancora lento nel cogliere le straordinarie opportunità  del cambiamento, rispetto ai colleghi americani ed europei. Eppure sempre di più nei prossimi anni “pensare 2.0”, padroneggiare gli strumenti più avanzati del web, muoversi in modo disinvolto e creativo in rete e nei social network sarà  un prerequisito per esercitare qualunque forma di cittadinanza attiva”.

E’ proprio per questo che è nata l’iniziativa “Ong 2.0”, che si inaugura il 27 ottobre con un webinar gratuito, animato da Robin Good , uno dei massimi esperti di web a livello italiano e continua con due corsi di formazione sui nuovi strumenti del web per le ong e sulle Ict (Information Comunication Technology) per i programmi di sviluppo nel sud del mondo.

«L’utilità  del web per la cooperazione internazionale è almeno duplice. E’ un potente mezzo per diffondere iniziative e campagne sociali anche per associazioni con pochi mezzi e budget ristretti » spiega Donata Columbro, blogger, social media manager di VpS e una delle docenti del corso “I nuovi strumenti del web per il no profit”. «Ma gli strumenti web possono venir utilizzati dalle stesse popolazioni locali beneficiarie dei progetti per implementare interventi sanitari, strutture di microcredito ecc, e per soddisfare da sé le proprie necessità ».

Può sembrare un azzardo, ma «oggi la tecnologia dell’informazione inizia a essere applicata da ong e associazioni internazionali come mezzo per alleviare la povertà . Questo significa fare innovazione dal basso» – chiarisce Gianluca Iazzolino, PhD presso il Centro di Studi Africani dell’Università  di Edimburgo con una specializzazione in Ict4D. «Le tecnologie Ict sono state riconosciute dall’Onu stessa come strumenti fondamentali per realizzare gli Obiettivi di sviluppo del Millennio, e molti fondi iniziano a essere investiti in questo ambito. Spesso però manca una riflessione e una preparazione adeguata su come utilizzare tali tecnologie, e si rischia di fare più danni che bene».

Come in India, dov’è stato lanciato un numero verde contro la violenza domestica cui le donne maltrattate potevano inviare sms di segnalazione: con il risultato, negativo, che gli uomini hanno vietato del tutto alle mogli l’uso del cellulare! «ma in molti casi le tecnologie Ict stanno dando un contributo concreto per lo sviluppo» spiega Iazzolino, che è anche formatore del corso VpS “Tecnologie della comunicazione nei progetti di sviluppo” «ad es. nella stessa India o in Tanzania, dove i pescatori hanno visto aumentare il proprio reddito grazie alla telefonia mobile, usata per ottenere informazioni sui mercati locali dove c’è maggior richiesta di pescato. O in Kenya dove hanno permesso di creare sistemi di early warning per le crisi umanitarie. O ancora con i molti esempi di e-Health».

Sembra dunque assodato che per i popoli del Sud, come per chi opera nella cooperazione internazionale – attività  di fundraising incluse – le nuove tecnologie possano rivelarsi utili ed efficaci. A patto però di saperle usare correttamente. «L’impiego di internet e dei social network offre enormi possibilità , perché consente di coinvolgere più persone, in modo più forte, attraverso il passaparola. E per tante associazioni con limitate risorse economiche queste tecnologie presentano anche il vantaggio di essere a basso costo.

Si tratta di una rivoluzione culturale, di un modo diverso di pensare la relazione con i propri sostenitori” Sostiene Paolo Ferrara, dal 2007 responsabile comunicazione e raccolta fondi di Terre des Hommes Italia, e convinto sostenitore del “fundraising 2.0”. “Ma il connubio internet-fundraising va gestito con competenza e trasparenza” precisa. Negli ultimi anni, a Terre des Hommes le adozioni a distanza sottoscritte on-line sono aumentate fino a coprire il 90% del totale, con una crescita annua del 50%. «Tuttavia finora abbiamo lavorato soprattutto con gli strumenti più “tradizionali” (e-mail marketing, posizionamento sui motori di ricerca ecc), che sono ormai alle corde. Si tratta adesso di potenziare il social networking» spiega Ferrara, che è anche tra i docenti dello staff VpS.

Ma divulgare le nuove strategie e tecniche di comunicazione anche tra altre associazioni, non rischia di “far salire” la concorrenza? «Di questo non mi preoccupo» chiarisce Ferrara, «oggi ci sono tante realtà  on-line, ma prive di una strategia alla base, tanti tentativi malfatti che finiscono solo per creare un “rumore di fondo” dannoso per sé e per gli altri. Ben venga dunque una maggiore formazione e competenza: è meglio avere più concorrenza, ma con una strategia di fondo seria e professionale, che tanta confusione poco efficace. Migliorando le conoscenze sugli strumenti del web 2.0 si otterrà  anche una maggiore risposta da parte dei donatori, rendendoli più ricettivi e motivati. Devono solo essere “preparati” a donare on-line».


Related Articles

Celestino V e gli altri, una storia tormentata

Loading

Dimissioni, abdicazioni, deposizioni hanno attraversato le vicende della Chiesa

La guerra solitaria dei Wang sull’isola contro il Giappone

Loading

Dal 1987 Pechino se li è dimenticati a Kaishan e loro hanno continuato a difendere la postazione dal nemico di sempre. La coppia, ritrovata dai giornalisti increduli, ignorava le svolte della storia. Ora sono diventati “eroi della resistenza” cinese.    Indossavano la vecchia mimetica dell’esercito di liberazione del popolo. Lui fu convocato quando il mondo era spaccato in due blocchi e l’Urss era una minaccia

Usa/Cina. Lo scontro Google-Huawei conclama la guerra tecnologica per il 5G

Loading

Guerra tecnologica. La sensazione è che l’odierna comunicazione di Google possa innescare una reazione a catena, portando all’affermazione di «nazionalismi digitali» in tema di «piattaforme»

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment