Nubifragio, Roma nel caos le strade diventano fiumi un morto e traffico in tilt
ROMA – La canoa blu che fluttua sull’acqua al Circo Massimo, trasformato in un lago. I passeggeri di un tram bloccati per due ore, in piedi sui sedili, a largo Preneste mentre, dai finestrini, scorrono scene da alluvione in Vietnam: auto semisommerse, motociclisti derelitti che spingono lo scooter con l’acqua fino alle anche, passanti intrappolati e terrorizzati. I semafori come alberi di Natale in centro, con tutte le luci accese contemporaneamente. Le ambulanze imbrigliate nel traffico, da Prima Porta a Ostia, le passerelle di legno stile “acqua alta” a Termini, la metropolitana bloccata, i treni e i bus in tilt, il cartello scritto col pennarello nero, che annuncia la chiusura del Colosseo, allagato come ai tempi di Vespasiano ma non per una battaglia navale: l’ultima, simbolica resa della capitale a una tempesta da record.
Sono le immagini-simbolo, rilanciate da decine di video e foto di reporter professionali e improvvisati, dell’alluvione che si è abbattuta, con la violenza di un terremoto, su una Roma stremata che si stava riprendendo, a fatica, dalle devastazioni dei black bloc. Bilancio finale da catastrofe: un cingalese di 32 anni, Sarang Perera, morto schiacciato dai detriti in un seminterrato dell’Infernetto, danni ancora da calcolare ma sull’ordine dei milioni, centinaia di negozi, scantinati, abitazioni allagate, duecento interventi dei vigili del fuoco, oltre 20 mila chiamate ai numeri di emergenza e una inevitabile scia di polemiche al vetriolo. L’opposizione va all’attacco del sindaco Gianni Alemanno che se la prende coi meteorologi («Avevano annunciato temporali, non questa tempesta»), il Campidoglio che parla di “accuse ridicole”, l’Ama, la municipalizzata dei rifiuti, tirata in ballo per le foglie che ostruiscono i tombini, che si difende a spada tratta: «Abbiamo un piano straordinario di raccolta: le foglie non c’entrano». Sulla capitale, nel giro di 3 ore, si è abbattuta una media di 122 millimetri di pioggia di cui ben 74 millimetri solo nella prima ora. «Non succedeva da mezzo secolo – spiega Tommaso Profeta, direttore della Protezione civile di Roma Capitale – un nubifragio di questa portata si è verificato solo nel 1953 quando in tre ore caddero 127 millimetri di pioggia». Il picco, puntualizza Profeta, è stato tra le 6,30 e le 8,30 quando un esercito di 720mila persone esce di casa per andare al lavoro: 160mila coi mezzi pubblici, altri 560 in macchina, scooter o moto. Settemila i fulmini che si sono schiantati sulla città mentre (almeno questo) Tevere e Aniene sembrano sotto controllo. Il sindaco, sfoggiando la maglietta della Protezione civile, ha chiesto lo stato di calamità naturale.
Una tempesta che ha cominciato a ruggire, in sottofondo, nella zona nord poco dopo le 6 e si è rovesciata rapidamente su tutta la città spingendosi fino al litorale dove ha devastato i quartieri storicamente più esposti alle inondazioni, come Infernetto, Ostia e Acilia: le tubature non reggono, l’acqua tracima nel giro di pochi minuti e spazza via tutto. Primi danni sulla Cassia, con una sfilza di alberi caduti e rami vorticanti nell’aria, poi è la paralisi totale: Corso Francia completamente allagato, le macchine bloccate in un unico, gigantesco ingorgo, la metropolitana ferma, coi passeggeri imbufaliti nella vana attesa di un autobus, il centro impraticabile, crolli, frane e voragini dall’Anagnina a Prima Porta, da Talenti a Guidonia, da Porta San Sebastiano a Setteville dove un grosso scooter si inabissa a tre metri di profondità .
Un concerto di clacson e sirene ovunque coi mezzi di soccorso bloccati in coda che tentano disperatamente di farsi largo. Le stazioni della metropolitana, con i convogli fermi, servono solo da rifugio a una folla di gente zuppa e tremante, dal Campidoglio si decide di aprire i varchi della zona a traffico limitato ma è una misura che serve a pochissimo anche perché la stragrande maggioranza degli automobilisti non sa del via libera. Molti quartieri, soprattutto in zona sud, restano senz’acqua né luce e l’Acea schiera in campo un esercito di 700 persone. Salvataggi in extremis: a Ostia la polizia riesce a tirare all’asciutto una donna e la madre novantenne bloccate in un seminterrato, a Torpignattara una mamma resta prigioniera per ore nell’appartamento allagato assieme a una bimba di due anni, sulla Laurentina quattro automobilisti rimangono imprigionati in macchina e vengono trascinati fuori dagli agenti. Evacuati in massa, a Spinaceto, i ragazzi della elementare “Don Pasquino Bondi” per paura del crollo dei solai.
A mezzogiorno le prime schiarite su una città devastata, poi, due ore più tardi, qualche altro scroscio ma senza la violenza della mattinata. Nel pomeriggio, gradualmente, le nuvole cominciano a battere in ritirata. Per oggi è prevista una tregua ma nessuno si illude: a Roma, quando piove, si allaga tutto. Fabrizio Panecaldo (Pd) si chiede che fine ha fatto “Elephant”, la “wonderful machine” che doveva stappare i tombini con un getto potente come un ariete: «Forse è finito al bioparco?».
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