No ai diktat della Bce, nel nome di Santa Insolvenza

by Sergio Segio | 13 Ottobre 2011 7:38

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 Volevano rispedire al mittente i diktat della Banca Centrale Europea e per due volte hanno cercato di entrare dentro la sede bolognese di Bankitalia e sono stati respinti dai manganelli di polizia e carabinieri. Poi il presidio in piazza Cavour si è trasformato in un corteo che ha occupato l’ufficio protesti, mandando all’aria le pratiche di multe e pignoramenti.

In trecento hanno risposto all’appello di #OccupyBologna, collettivi universitari, centri sociali e studenti che lo scorso weekend hanno occupato la centrale piazza del Nettuno con un’acampada che richiamava il movimento spagnolo della scorsa primavera.
Prima dell’arrivo della maggior parte di loro, in solitaria, una delegazione della Federazione della Sinistra è stata ricevuta dal vicedirettore della filiale della Banca d’Italia e gli ha consegnato una lettera indirizzata al governatore Mario Draghi e al presidente della Bce, Jean Claude Trichet.
I manifestanti del presidio invece non sono riusciti ad entrare e per due volte sono stati caricati da alcune decine di agenti e militari in assetto antisommossa. Per proteggersi avevano solo alcuni cartelli in materiale isolante e a forma di Iphone: sui megadisplay c’erano gli Sms da Usa, Grecia e Cile per lanciare la manifestazione globale di sabato: «Unite global change», «El capitalismo no funziona, la vita es otra cosa», «Iblock the bankers».
Tra loro svettava, portata sulle spalle, la statua fatta di stracci di Santa Insolvenza: «Avevamo bisogno di un’altra protettrice oltre a San Precario», spiega Loris del collettivo Bartleby, che prosegue: «Chi non riesce a pagare il mutuo della casa deve tenersi i soldi e non pagare, così come hanno fatto le banche che sono state salvate sull’orlo del fallimento».
Dopo le cariche nella piazza si contavano alcuni contusi, tra manifestanti e forze dell’ordine e una ragazza di 23 anni, che frequenta il corso di Arti Visive all’Università , è stata soccorsa dall’ambulanza: aveva denti e labbra spaccati.
Dopo aver lanciato uova, vernice e alcuni petardi verso i cordoni di polizia e carabinieri, i manifestanti si sono diretti verso la sede dell’Unep, l’ufficio notifiche esecuzioni e protesti. In corteo sono entrati tra i corridoi dell’ufficio del Tribunale, hanno appeso uno striscione che chiedeva il «diritto all’insolvenza» e , raggiunto il piano superiore, hanno sfondato la porta del deposito notifiche civili. Registri delle pratiche, pignoramenti, multe e riscossioni di vario tipo sono andati all’aria, alcuni lanciati dalle finestre. «Sono le carte che colpiscono quotidianamente coloro che non riescono più a pagare il prezzo della crisi», dice Luca del Collettivo autonomo studentesco.
«Non paghiamo più», hanno urlato allontanandosi in corteo attraverso via Farini, la via del lusso bolognese fino a raggiungere la zona universitaria davanti al murales che da due anni colora via Zamboni: «Noi la crisi non la paghiamo». Il prossimo appuntamento per gli indignati bolognesi è sabato prossimo a Roma, mancano tra giorni e i posti in pullman da Bologna sono già  tutti occupati.

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