Nagel: “Telecom faccia shopping” Mediobanca cade su Grecia e trading

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MILANO – Mediobanca incappa ancora nella crisi, che nel primo trimestre del nuovo esercizio ha dimezzato l’utile netto portandolo a 57 milioni. Benché i fondamentali di gestione siano in crescita, incidono 70 milioni di svalutazioni – di cui 45 per l’investimento in bond greci, ancora tagliati fino a metà  del nominale, come da nuove regole – e la sparizione (dal settembre 2010) di 80 milioni di risultato da trading, ora in rosso per 12. «Nel peggior trimestre della mia esperienza professionale – ha detto l’ad Alberto Nagel ai soci in assemblea – siamo riusciti a chiudere con un utile vero e importante, grazie alla crescita del margine di interesse (+8%), la tenuta delle commissioni a 117 milioni e all’ulteriore limatura del costo del credito, sceso a 115 punti base». Il titolo Mediobanca ha perso l’1,23%.
Nagel, parlando ai soci che votavano il bilancio e al cda, ha mandato un segnale al vertice di Telecom, partecipata di Mediobanca (11% nella holding Telco): «La valorizzazione va fatta anche per via straordinaria. È un tema importante, condiviso dai soci Telco, ma va rimesso all’ad di Telecom». Mediobanca, entrata nel 2007 nelle tlc a circa 2,5 euro, ha svalutato in bilancio a 1,8 euro, e Telecom quota 0,925 euro (-2,22%). Nagel ha pure parlato di Bpm, dov’è advisor del tormentato riassetto: «Le novità  sono di rilievo assoluto, per me il massimo senza trasformarla in spa. Mediobanca ha dato un apporto concreto e fa bene anche a fare l’aumento: se dovesse comportare un accollo di azioni, non verrebbe mai utilizzato per scopi diversi. Il resto è fantasia, come il fatto che noi abbiamo chiamato questo o quell’investitore».
La disfida per i seggi delle minoranze ha poi riservato sorprese. Non nella nomina del presidente dei sindaci andata a Natale Freddi di Assogestioni, l’unico in lizza dopo che Consob aveva tacciato di collegamento (con Unicredit che ha presentato la lista principale) la lista di Cariverona. L’ente scaligero, socio al 3,13% di Mediobanca, non ha neanche partecipato all’assise. Però le “truppe cammellate” vicine a Intesa Sanpaolo hanno permesso, a sorpresa, l’elezione di Fabio Roversi Monaco a consigliere di minoranza. L’ha votato il 9,4% del capitale, contro il 7,1% del candidato Assogestioni, Francesco Giavazzi. C’era un 7,3% di fondi in assemblea, quasi tutto per Giavazzi. Ma al presidente di Fondazione Carisbo (socio forte in Ca’ de Sass) è andato il voto decisivo di Tassara, Serfis, Mittel, Banca Imi, Cassa Forense.
Il nuovo cda, dopo l’assemblea, ha infine scelto il Comitato nomine, che ha visto l’ingresso, insieme ai manager Nagel, Pagliaro e Vinci, di Angelo Casò ed Elisabetta Magistretti. In futuro le nomine in Rcs, Telecom, Generali potrebbero rivelarsi più scevre dai veti dei pattisti Mediobanca.


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