Muore bimbo curato con l’omeopatia indagati i genitori: omicidio colposo

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Lecce. Mamma e papà  indagati per la tragica fine del figlio che hanno curato solo con l’omeopatia. È accaduto a Miggiano, in Salento, dove i genitori di Luca Monsellato sono stati accusati di averne provocato il decesso a causa di “cure inadeguate”. Il piccolo era stato colpito da una lunga influenza debilitante con tosse.
Al bambino era stata somministrata una tisana al finocchio. Giovanna Pantaleo e Marcello Monsellato, ieri mattina, hanno chiesto alla procura di partecipare all’autopsia con un proprio consulente, presentandosi come parti offese, e ieri pomeriggio sono stati raggiunti dalla notifica di fissazione dell’esame, in cui i loro nomi comparivano come indagati: 589 l’articolo del Codice penale contestato dal pm Alberto Santacatterina, omicidio colposo, “per avere omesso di prestare al figlio cure specialistiche pur in presenza di perdurante, grave e preoccupante quadro patologico”.
Sotto accusa le cure omeopatiche che il padre, specializzato in ortopedia ed esperto di omeopatia in servizio a Ferrara, avrebbe prestato al piccolo nelle settimane in cui era affetto da disturbi gastrointestinali e da broncopolmonite. Cure non esclusive, spiega il legale della famiglia Alfredo Cardigliano, riportandosi a quanto gli stessi genitori hanno riferito ai carabinieri poche ore dopo il decesso. La morte è arrivata fulminea, all’alba di giovedì, dopo che Luca aveva bevuto una tisana al finocchio somministrata dalla madre. Un rigurgito lo ha fatto diventare cianotico e ha indotto i genitori a portarlo immediatamente in ospedale. La corsa però è stata inutile, perché nel nosocomio di Tricase il bambino è arrivato cadavere. Nel referto si parla di uno stato di debilitazione grave, di possibile malnutrizione e di ecchimosi diffuse sul corpo. Segni, questi ultimi, che i familiari hanno però giustificato davanti a chi li ha interrogati, spiegando che Luca soffriva di una dermatite endemica.
Sarà  ora l’autopsia, affidata al medico legale Alberto Tortorella e al pediatra Leopoldo Ruggiero, a spiegare quali siano state le cause della morte. L’esame servirà  anche a chiarire, in base alle eventuali patologie riscontrate, se le cure omeopatiche siano state utili oppure se i genitori avrebbero dovuto utilizzare metodi più incisivi.
E mentre in Salento il piccolo centro piange la morte del bimbo, che il prossimo 11 novembre avrebbe compiuto 4 anni, e la comunità  si stringe attorno ad una famiglia distrutta, scoppia la polemica sull’utilizzo dell’omeopatia. Antonella Ronchi, presidente di Fiamo (Federazione italiana delle associazioni e medici omeopati), spiega che «nessuna sindrome influenzale dura 20 giorni. Se dura così a lungo vuol dire che c’è qualcos’altro, che la situazione è più complicata e più che di omeopatia, c’è un problema medico di diagnosi non fatta».
A sostegno di tale tesi anche la notizia che Luca avesse perso molti capelli, «sintomo questo non collegabile certo all’influenza» dice la Ronchi, ricordando che «l’omeopatia è una medicina di primo intervento e, quando non dà  effetti perché interviene in una situazione acuta, allora il medico omeopata ricorre a tutti i mezzi di cui ha bisogno, per il bene del paziente, farmaci inclusi, perché è un medico».
Dal canto suo Alberto Ugazio, presidente della Società  italiana di pediatria, va all’attacco delle pratiche “alternative” utilizzate in maniera esclusiva: «I farmaci omeopatici non hanno alcuna efficacia, e quindi se un bambino viene curato solo con quelli, è come se non fosse curato».
Marcello Mansellato sul suo sito pubblica un curriculum dove risaltano le sue competenze nel campo della medicina non convenzionale, ma non sarebbe iscritto all’albo dei medici omeopati.


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