Moody’s mette in tensione la Francia

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Guarda caso quando il PS e la sinistra sembrano avere il vento in poppa, anche proponendo una azione economica non semplicemente assiate sull’austerità  e il pareggio di bilancio, e invece il governo di Sarkozy si appresta a varare una finanziaria fondata sui tagli, contro cui già  ieri un sindacato certo non estremista anzi, FO, Force Ouvriere, annunciava azioni di lotta, preconizzando un probabile sciopero generale. Allora interviene la famigerata agenzia di rating, il braccio armato dei mercanti, attuando una vera e propria strategia della tensione: attenzione con gli scioperi, siete a rischio anche voi francesi, e nemmeno provatevi a mettere il guinzaglio alle speculazioni finanziarie, se non volete cominciare a scendere sul piano inclinato già  imboccata da Grecia, Irlanda, Spagna, Portogallo e Italia.

L’avvertimento vale anche per Sarkozy, che si tenga cauto a contrattare con scioperanti e movimenti vari, nonché a stringere accordi con Angela Merkel che vadano nel senso di una tassazione delle transizioni finanziarie. La guerra dichiarata dai finanzieri internazionali, specie americani ma non solo, è volta sia a colpire e possibilmente distruggere l’Europa come luogo di sperimentazione di un modello sociale cooperativo e solidale, innervato sull’eguaglianza, modello che fa a pugni con l’idea delle egoismo trionfante e l’avidità  sterminata e sterminatrice, le cosidette strategie selfish (sic), sia vuole spezzare la costruzione di una Europa unita e forte, una entità  sovranazionale in grado di intervenire anche sui cosidetti mercati, mettendo la museruola ai cani famelici. Per esempio Jacques Delors e Daniel Cohen, considerato per unanime giudizio la miglior testa economica di Francia, hanno descritto proprio oggi una possibile strategia d’uscita dalla morsa e dal ricatto delle agenzie di rating e dei cosidetti mercati, che deve aver fatto fischiare le orecchie a più d’uno nel governo e in Europa, e soprattutto nel mondo dei profittatori e speculatori di alto (si fa per dire, in realtà  sono bassifondi) rango. Ovviamente l’agenzia famigerata avanza alcune ragioni falsamente obiettive: la bassa crescita prevista per la Francia, sotto l’1,5 percento che il governo sperava; l’alto debito che pare lontano dall’obiettivo del pareggio almeno con questa politica di riduzione del bilancio ancora a bassa intensità , per ragioni elettorali, ma chi se ne frega della volontà  di popoli mandano a dire gli illustri referees di Moody’s alfieri dei mercanti; la crisi delle banche latente da tempo, ma esplosa con il fallimento di Dexia, crisi destinata a acuirsi perché le stesse dovrebbero intervenire, con lo stato francese, contribuendo agli aiuti per la Grecia; e infine i rischi politici.

Dio non voglia che il timone passi in mani poco sicure, magari del pur timido Hollande, questo intendono per instabilità  politica i guardiani del capitale. Insomma, se il buon giorno si vede dal mattino, saranno elezioni dure per la sinistra e per il popolo francese. Mancano ancora quasi sei mesi, e con l’aria che tira saranno lunghi, e molto molto tesi.


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