by Sergio Segio | 4 Ottobre 2011 7:21
I parcheggi di corso Settembrini sono saturi. Si inaugura il campus del Politecnico, a lato di Mirafiori. Per l’occasione arriva Sergio Marchionne: maglione blu, bodyguard alle spalle e microfoni tv sotto il naso. A pochi metri dal caos mediatico, in corso Tazzoli, storica entrata delle Carrozzerie, il silenzio è, invece, assordante. Parcheggi vuoti e qualche isolata bandiera dei sindacati contrari all’accordo del 23 dicembre.
Il gigante Mirafiori dorme e riposa male. Tanta cassa integrazione, gli addetti alla Mito a settembre hanno lavorato dieci giorni, mentre i colleghi della linea Idea-Musa si sono fermati a cinque (a fine ottobre resteranno a casa anche quelli delle Meccaniche). Un futuro quanto mai incerto, al di là dei proclami – regolarmente smentiti – del Lingotto. Ieri, è stata la volta dell’ultimo: «Fiat conferma l’intenzione di installare nello stabilimento di Mirafiori la versione più aggiornata di una delle tre principali architetture sulla quale saranno prodotti diversi modelli dei vari marchi. L’installazione degli impianti produttivi inizierà nel 2012 mentre l’inizio della produzione del primo modello, un Suv a marchio Jeep, è previsto per la seconda metà del 2013». Ancora incerto, il destino dell’altro Suv, quello Alfa Romeo.
L’uscita è stata accolta dagli applausi bipartisan della politica piemontese (dal presidente Cota «la risposta che aspettavo» al sindaco Fassino «una buona notizia che conferma la valorizzazione di Mirafiori»), salvo i partiti della sinistra, Sel e Fds, che hanno mosso più di una critica. I sindacati del Sì si sono ripresi dalle ultime settimane di smarrimento e hanno salutato con ottimismo la novità . «È confermato il piano industriale», ha detto la Fim. Molto diversa la reazione della Fiom che con Giorgio Airaudo ha fatto notare che «più che una conferma si tratta di un rinvio». Perché di questo si tratta, se secondo l’accordo del 23 dicembre la produzione sarebbe dovuta partire nel terzo trimestre del 2012, adesso viene posticipata di un anno. «Mi pare che Marchionne continui a giocare con modelli che continuano a modificarsi e con un mercato che gli dà torto».
«Con un solo prodotto nuovo – dice Airaudo – Mirafiori non ha un futuro garantito e, mentre continuiamo a non sapere nulla sui prodotti sviluppati in Italia, vi è un forte rischio di depauperamento degli Enti centrali». Sarà un autunno difficile, andranno a esaurimento le linee di Idea e Musa e a gennaio resterà solo la Mito. E se gli operai delle Carrozerie sono destinati a un anno di cassa, gli impiegati rischiano di rimanere senza progetti. «Diverso è il trattamento che Fiat riserva agli Usa rispetto all’Italia. Oltreoceano ha pubblicato 280 pagine di accordo e si conoscono i prodotti, qui l’accordo viene affidato a un comunicato stampa».
Marchionne intasca la fiducia della classe politica senza prendere impegni. «Non parla di quantità di volumi né di investimenti, ma troppi – spiega Airaudo – continuano a dargli ragione. Così come con la Bce, la classe dirigente del nostro Paese invece di rappresentare cittadini si mette a disposizione del mercato e dell’impresa. Leggere che Fassino si lamenti di quanti attaccano Marchionne lo fa sembrare più che il sindaco di tutti, un consigliere comunale di Detroit». Airaudo conclude e chiarisce: «Non è dove sarà la sede della proprietà che ci interessa, ma cosa Fiat progetterà e produrrà in Italia».
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