by Sergio Segio | 26 Ottobre 2011 6:22
BERLINO — «Non devono essere i governi a dire alla Banca centrale europea che cosa deve fare». È una Angela Merkel molto battagliera quella che si presenta oggi al vertice di Bruxelles chiedendo al Bundestag, prima di volare nella capitale belga, un chiaro mandato per trattare su posizioni di forza gli ultimi dettagli di un pacchetto anti crisi che deve farsi carico delle preoccupazioni tedesche.
Il voto in Parlamento
È stato proprio il suo partito, infatti, ad accogliere la richiesta di un voto di tutto il Parlamento, e non solo in Commissione, nonostante la presenza nella coalizione di un piccolo gruppo di dissidenti. La cancelliera vuole una «sua» maggioranza (come avvenne il 29 settembre sul Fondo salva Stati) con l’appoggio della quale si potrà presentare al summit dei capi di governo dell’Eurozona. Un rischio, ma un rischio che si è reso necessario. Lei è ottimista e ha rassicurato i parlamentari del suo gruppo affermando che il potenziamento dell’Efsf attualmente in discussione non farà spendere un euro di più alla Germania rispetto ai 211 miliardi già definiti. «Ho mantenuto la parola», ha detto incontrando i deputati della Cdu e quelli Csu, sette dei quali, in un voto preliminare, si sono espressi contro il documento mentre tre si sono astenuti. Non ci sono chiare previsioni, invece, sul comportamento dei liberali.
Si inserisce in questa «road map» tracciata nelle stanze della cancelleria l’intervento di ieri sulla Bce arrivato un po’ a sorpresa nel corso di una conferenza stampa programmata da tempo con la premier del Bangladesh, Hasina Wajed. La Merkel ha spiegato che nella bozza di documento preparata per il vertice dell’Eurozona si afferma che i Paesi della moneta unica sostengono pienamente l’azione della Bce per assicurare la stabilità della zona euro, comprese le «misure eccezionali». «Non accettiamo questa frase come è formulata nel comunicato», ha detto la cancelliera, secondo cui «non bisogna dare l’impressione» che sia la politica a dettare la linea al vertice della Bce. Il problema sono gli interventi dei mesi scorsi per fornire liquidità alle banche della zona euro e per acquistare titoli di Stato dei Paesi indebitati (se ne parla anche nel «documento di indirizzo» che sarà sottoposto al voto del Bundestag).
La liquidità della Bce
Questa scelta, che aveva trovato opposizioni anche all’interno della Bce, è stata all’origini delle dimissioni sia del presidente della Bundesbank, Axel Weber, che di quelle del capo economista della stessa Banca centrale europea, il tedesco Jà¼rgen Stark. Che comunque permangano frizioni tra Berlino e Francoforte lo dimostrano anche i duri interventi dei due più autorevoli quotidiani tedeschi, la progressista Sà¼ddeutsche Zeitung e la conservatrice Frankfurter Allgemeine Zeitung, che chiedono a gran voce le dimissioni di Lorenzo Bini Smaghi. «Per il membro del board della Bce avrebbe dovuto essere una questione di decenza lasciare quella poltrona — scrive la Sà¼ddeutsche — nel momento in cui il suo connazionale Mario Draghi assume la presidenza. Ma questa decenza finora non l’ha dimostrata».
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