Meno colpi ai cavalli durante le gare E scatta lo sciopero della frusta
LONDRA — Si racconta che la prima lettura del mattino e la preferita di sua maestà sia il Racing Post, notiziario quotidiano di cavalli. Lo è dal 1986, da che il monarca assoluto di Dubai, Rashim Al Maktoumi, grande appassionato di ippodromi, prese la decisione di fondare la rivista, con immensa gioia di Elisabetta.
In questi giorni il Racing Post, i cui diritti di commercializzazione restano saldi nelle mani dello sceicco arabo nonostante vari passaggi di proprietà , ha rischiato di uscire con qualche pagina in meno e di rovinare il risveglio della regina a causa di una minacciata serrata dei fantini inglesi. Cosa che ha fatto sobbalzare schiere di appassionati (in testa Elisabetta) e di scommettitori. Tutta colpa di quello che viene ribattezzato «lo sciopero della frusta».
Di fronte a migliaia di dipendenti pubblici che rischiano il posto di lavoro per i tagli alla spesa pubblica, di fronte a migliaia di famiglie che devono stringere la cinghia in tempi di austerità , la questione potrà apparire un po’ di secondo o terzo piano (e lo è) ma il pericolo, non ancora scongiurato, che le piste, le tribune, le sale da gioco restino vuote a causa del nerbo, di come lo si usa e di quanti colpi si danno sui muscoli del povero equino sta provocando un certo interesse popolare, al quale non è indifferente anche Buckingham Palace.
Insomma, c’è di mezzo un problema che alcuni definiscono di maltrattamento degli animali e che altri considerano solamente un’esagerazione fuori luogo. Il British Horseracing Board nelle scorse settimane ha emanato, finalmente, le nuove regole per le competizioni. E, nella sostanza, ha stabilito che tanto nelle ultime 220 yard (ossia 201,68 metri) quanto nel tratto successivo all’ultimo ostacolo è vietato affondare più di cinque frustate al cavallo.
Altrimenti il fantino incorre nella squalifica e nella condanna a una multa salata.
Era da un po’ che se ne discuteva. L’immagine dei purosangue ripetutamente stimolati e feriti da brutali scudisciate dava fastidio sia agli amanti dello sport equestre e delle gare sia ai comuni mortali che non frequentano gli ippodromi ma che ogni tanto una sbirciatina in televisione la danno. «Dobbiamo restituire dignità alla nostra disciplina».
Per la verità , la stessa associazione dei fantini all’inizio non ha battuto ciglio. Chi, del resto, meglio di loro ama e cura i cavalli? Ciò che li ha portati a minacciare di non salire in sella è stata proprio l’entità delle sanzioni. «Troppo severe».
All’inizio il British Horseracing Board non ha prestato alcuna considerazione a questa insolita sollevazione. Anzi, ha pescato l’irlandese Richard Hughes che ci dava dentro oltre il consentito, oltre le cinque frustate, e lo ha lasciato a terra per qualche giorno. Apriti cielo. Da lì è partita la prima seria bordata: o ci ascoltate oppure sabato e domenica (ieri) scioperiamo. In ballo c’era un fine settimana di prestigio con l’Ascot British Champions Day.
Giocoforza il British Horseracing Board, all’ultimo istante, si è dovuto piegare e ha convocato per l’inizio della settimana i fantini. Mediazione? Lo «sciopero della frusta» resta nell’aria: nessuno, nel consiglio dell’authority di comando e vigilanza, ha intenzione di venire meno all’impegno preso per difendere i cavalli. «La parola è una e tale resta». Semmai ciò di cui si può discutere sono le penalità .
Si accontenteranno i fantini obbligati a moderare l’impeto? È da scoprire. Certo è che la regina ha fatto sentire la sua. Lei che già a giugno si era ribellata al progetto dell’alta velocità ferroviaria fra Londra e Birmingham perché la linea passerebbe vicino ai centri di addestramento e di pensionamento dei suoi cavalli, ha appoggiato l’idea di ridurre al minimo le nerbate. «Odioso accanimento». Regina «no Tav» (alta velocità ). E regina «no whip» (no frusta). Anno di grazia nel Regno Unito per i Windsor verdi e animalisti: il gradimento sale. Dimenticando però che sono accaniti cacciatori.
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