Marchionne wanted, è in fuga dall’Italia

by Sergio Segio | 26 Ottobre 2011 7:11

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Ieri il manager dei due mondi, dopo aver imposto il suo modello di relazioni prima a Pomigliano e poi dovunque, pressato a sinistra dalla Fiom e a destra dalla Consob ha spiegato che Fabbrica Italia «altro non era che una dichiarazione di intenti, lanciata di nostra iniziativa e non dovuta, a dimostrazione dell’impegno Fiat verso il paese. Sfortunatamente continua a essere mal compresa e mal intenzionata». Era una dichiarazione d’intenti, cioè una bufala. Marchionne ha anche detto che, a dimostrazione del suo amore per l’Italia, dopo aver lasciato Confindustria lascera l’Anfia, l’associazione dei costruttori italiani di automobili che senza la Fiat cessa di esistere, non essendoci in Italia concorrenza. Se ne va perché la Fiat è una multinazionale, mica una fabbrichetta torinese. Il terzo passo Marchionne non l’ha ancora annunciato ma solo suggerito, ordinando la chiusura di una fabbrica emiliana della Cnh, quella di Termini Imerese e infine la Irisbus di Grottaminarda, non prima di aver avviato provvedimenti disciplinari contro 10 operai irpini che bloccano i cancelli dello stabilimento di autobus per impedire che il padrone si porti via un solo bullone. Poi Marchionne ha aggiunto che la Fiat ha perso 210 mila vetture in tre anni per la crisi (e per non aver investito in nuovi prodotti in Italia) che corrispondono a un intero stabilimento. Una fabbrica in più da chiudere oltre a quelle già  decapitate, per esempio Mirafiori che casualmente ha proprio quella capacità  produttiva.
Come si fa a non capire che Marchionne sta chiudendo Fabbrica Italia? Come si fa a non sapere che i progetti innovativi, i nuovi modelli e persino i tecnici più prestigiosi si sono involati verso il Nordamerica? Bisognerebbe che il nostro paese facesse come gli operai dell’Irisbus bloccando invece che i cancelli tutte le frontiere per impedire la fuga di Marchionne con il sacco pieno di progetti, modelli e bulloni da trasferire altrove. Un sacco pieno soprattutto dei miliardi succhiati in 112 anni dalla Fiat ai governi e ai cittadini italiani. Per stare più tranquilli si potrebbe spiccare un mandato di cattura internazionale: Marchionne Wanted, non c’è molto tempo per fermarlo.

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