Marchionne: “Sciopero Fiom senza senso e Confindustria per noi non conta più”

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TORINO – Obiettivi confermati per il 2012 e 2013, sbarco dell’Alfa in America tra un anno e mezzo ma bisogna stare attenti perché «la crisi del mercato italiano negli ultimi tre anni ha causato alla Fiat la perdita di 210 mila auto, quanto la produzione di uno stabilimento». Di fronte ai palchi del teatro Carignano di Torino, Sergio Marchionne presenta la nuova Lancia Thema e fa il punto sulle strategie del Lingotto di fronte alla crisi. E’ sotto gli occhi di tutti che il mercato italiano è il peggiore tra i grandi mercati del vecchio Continente. L’allusione dell’ad al fatto che si sarebbe persa la produzione di un anno di uno stabilimento allarma una parte dei sindacati: «Vuole dire che in Italia c’è uno stabilimento di troppo?», si chiede preoccupato Giorgio Airaudo della Fiom.
La presentazione dei nuovi modelli Lancia (oltre alla Thema anche il Voyager che sostituirà  la Phedra, ambedue prodotti in NordAmerica) è l’occasione per una riflessione a tutto campo. Nel giorno in cui Emma Marcegaglia in una lettera pubblicata dal Corriere ricorda i meriti di Confindustria e rivendica che senza la sua azione «neanche la Fiat avrebbe mai potuto aprirsi la strada per le intese di stabilimento a Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco», l’ad della Fiat abbozza: «Non chiedetemi di esprimere un’opinione sull’ex presidente di Confindustria per quanto riguarda la Fiat. Elkann ha già  dato le dimissioni. La Fiat con Confindustria non c’entra, lasciamola fuori per favore». Parole dure che successivamente vengono interpretate come la constatazione dell’ad che ormai il Lingotto è fuori dall’associazione di viale dell’Astronomia e dunque per Torino Marcegaglia è «un’ex presidente».
Di fronte alla nuova ammiraglia della Lancia, Marchionne prende di mira anche la Fiom che venerdì ha indetto uno sciopero contro l’azienda di Torino: «Lo sciopero della Fiom è un non senso e non è certo il modo per attirare gli investimenti in Italia». L’ad del Lingotto si rifiuta poi di fornire risposte alle richieste sindacali su dove verranno prodotti i nuovi modelli del piano Fabbrica Italia: «Non lo faccio negli Stati Uniti, non lo faccio in nessun paese, non vedo perché dovrei farlo in Italia». A chi gli chiede se intende trasferire la Fiat negli Usa, il manager del Lingotto risponde infastidito: «Ho detto di no, sono stufo di rispondere a queste domande». Frase che convince il ministro Sacconi: «Marchionne ha confermato il suo impegno in Italia nonostante le condizioni difficili e a dispetto dei profeti di sventura«. E che non convince, al contrario, la Cgil: «Continuiamo a non vedere gli investimenti».
Da Pomigliano si annuncia intanto un nuovo fronte nel braccio di ferro tra il Lingotto e la Fiom. Ieri i metalmeccanici della Cgil hanno infatti avvisato che intendono nominare i propri rappresentanti nella nuova fabbrica della Panda. Ma per ora nel nuovo stabilimento la Fiat non ha assunto nessun inscritto alla Fiom. Più passa in tempo più questa assenza di iscritti appare difficile da giustificare come frutto del caso. Perché nella vecchia fabbrica la Fiom aveva l’11 per cento di iscritti e sarebbe difficile sostenere che gli aderenti al sindacato di Landini devono rimanere in cassa integrazione più a lungo.


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