Ma il vero nodo resta la cassa integrazione verso un miliardo di ore anche nel 2011
ROMA – Un miliardo di ore di cassa integrazione anche nel 2011. Triste record che l’Italia potrebbe battere di nuovo. Per il terzo anno consecutivo. Crisi nera. Altro che licenziamenti facili. Perché se le aziende non ripartono, i licenziamenti saranno facilissimi. Soprattutto al Sud.
Così, mentre l’Inps prova a rassicurare, comunicando che nei primi nove mesi le ore richieste di Cig sono diminuite del 21% rispetto a un anno fa e quelle effettivamente utilizzate nei primi sette superano di poco il 43% (otto punti in meno dello stesso periodo del 2010), i sindacati all’unisono lanciano l’allarme: «Non è un’inversione di tendenza».
Da gennaio, calcola la Cgil, oltre 930 mila lavoratori sono in cassa integrazione, con una perdita di reddito pari a 2,8 miliardi, quasi 6 mila euro a testa. E altri 55 mila rischiano, in attesa di segnali dai 90 tavoli di crisi ancora aperti. «Il livello di Cig attuale è tre volte quello del 2008. Con questi numeri non si può essere soddisfatti per un rimbalzino, trainato per lo più dall’export», commenta Fulvio Fammoni, segretario confederale Cgil. «La crisi è profonda e una fetta sempre più grande di lavoratori sta passando dalla cassa al licenziamento. Nel 2012 o arriva la ripresa o la disoccupazione esploderà ». «È vero che a settembre vi è stato un significativo calo», conferma Guglielmo Loy, segretario confederale Uil. «Ma la quantità di Cig rimane troppo elevata». Soprattutto nelle regioni del Sud che, in controtendenza, nei primi tre trimestri fanno segnare un’impennata di richieste. Calabria (+54%) e Sardegna (+71%) su tutte. Ma anche Liguria (+5%). Tra i settori, spiccano edilizia e commercio che attingono a piene mani agli strumenti di sostegno per i lavoratori, quando industria e artigianato, nel complesso, sembrano tirare il fiato. In generale, un’Italia al solito duale, con il Nord messo meglio.
Il triste traguardo di un miliardo di ore sembrerebbe dunque non lontano. Da gennaio a settembre già chieste 732 milioni di ore di Cig, contro i 926 dello stesso periodo 2010. Ma quello passato è stato un anno record nella storia industriale italiana: 1,2 miliardi di ore in 12 mesi. I lavoratori che vanno in cassa – prima ordinaria, poi straordinaria, infine in deroga – poi tornano in azienda? «E’ questo il punto. L’ultima spiaggia è la mobilità », risponde Fammoni. «Ma quando scatta, il rapporto è rescisso. Il lavoratore è a casa, i numeri della Cig calano, si impenna la disoccupazione. E il 52% dei senza lavoro lo è da più di un anno, dice l’Istat. Dunque fuori da ogni tutela, visto che l’indennità di disoccupazione non va oltre i 12 mesi».
Le crisi aziendali in atto non confortano. Fincantieri ha quasi 2 mila dipendenti in Cig su 8.200. Ansaldo Breda (gruppo Finmeccanica) 500 su 2.400. Per Alenia (sempre Finmeccanica) si trattano ben 9 anni di Cig e mobilità per 1.118. Alla StMicroelectronics di Catania da giovedì 2.200 sono in cassa ordinaria. Alla Merloni rischiano in 1.500. Oltre un terzo dei dipendenti Fiat nei primi 9 mesi ha lavorato meno di 40 giorni. A Mirafiori, 35. Il resto, Cig. Altro che licenziamenti facili.
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