Lui parla da solo

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 La più contenta, Rosy Bindi. Quando, nel marzo scorso, l’ha proposto lei, un gesto straordinario come l’Aventino, Massimo D’Alema l’ha presa in giro: «Che vuoi che faccia? Mi tolgo gli occhiali e vado a menare quelli del centrodestra?». Il meno convinto, Marco Follini: «La protesta è doverosa. Ma la nostra presenza nelle aule parlamentari è altrettanto doverosa».

Non ci sarà  nessuno dell’opposizione, dei 295 dell’opposizione, oggi a Montecitorio durante il discorso di Silvio Berlusconi. L’effetto-deserto è sicuro, il voto di fiducia sarà  domani e anche la maggioranza potrebbe non essere al completo. Il rischio è persino l’effetto-grottesco: una delle pensate estemporanee del Pdl, ieri sera, era sparpagliare i propri uomini in giro per l’emiciclo, per attenuare il colpo d’occhio delle telecamere. La decisione delle opposizioni – Pd, Idv, Terzo Polo e alcuni del gruppo misto – viene ufficializzata in serata. Con tanto di comunicato congiunto, che è una novità : «Situazione ormai intollerabile e indecorosa», dice, «la bocciatura del rendiconto dello Stato configura un’inedita situazione che nella storia della Repubblica si era risolta solo con le dimissioni dei presidente del Consiglio. Di conseguenza, il voto di fiducia chiesto dal governo non risolve i problemi costituzionali aperti ed è soltanto un inutile tentativo di prorogare uno stato imbarazzante di incertezza e paralisi». Ma di fatto a questo «inutile atto» il governo viene spinto dal Colle, che pure chiede all’esecutivo anche di dimostrare di poter governare.
Su un atteggiamento più radicale pesavano anche i dubbi dell’Udc. E la scelta di un gesto comune, almeno di questa rilevanza, è un inedito assoluto da parte delle opposizioni parlamentari. Un inizio? «Un’iniziativa forte e comune. E se anche l’Udc, che non si è dipietrizzata, ha deciso di assumerla, vuol dire che lo sfregio delle istituzione è andato ben oltre il limite», dice Massimo Donadi, capogruppo Idv. «Un segnale forte, per niente convenzionale», per Benedetto Della Vedova, capogruppo Fli. Stavolta i finiani erano partiti con intenzioni bellicose. Come del resto i democratici, sin dalla mattina. Fioroni: «Se Berlusconi vuole venire tutti i giorni a prendersi un thé, lo faccia senza di noi». E Bersani, intercettato dai cronisti prima dell’assemblea del gruppo Pd: «Aventino? Ne stiamo discutendo». Ma «la fiducia è una farsa».
Poi i capigruppo incontrano Fini prima che questo salga al Colle per riferire l’opposizione non ritiene possibile procedere alle comunicazioni del presidente del Consiglio, dopo la bocciatura dell’articolo 1 del rendiconto 2010. A sua volte il Colle dirama il comunicato che di fatto indica a Berlusconi la strada per uscire dal vicolo cieco in cui si è cacciato. Per l’ennesima volta, sembra aiutarlo a trovare una soluzione. «Per me Napolitano è infallibile, come il Papa», dice Fioroni. Ma a casa democratica circola una certa delusione per la scelta del presidente Napolitano. Fioroni certifica: «Non sarà  un Aventino. Sarà  un’Ave». Mezzo. Persino Casini si spinge a dire: «Andreotti e Goria, dopo la bocciatura del Rendicondo generale del bilancio dello Stato, si dimisero senza tanti drammi». Per Bersani l’unica soluzione sono le dimissioni di Berlusconi. Il capogruppo Pd Dario Franceschini: «La fiducia sarà  una farsa che non risolve il problema del rendiconto, che non è risolvibile».
Aventino, quindi, durante il discorso del premier, e poi domani niente dibattito, neanche dichiarazioni di voto. Alla «chiama» per la fiducia sulle comunicazioni del premier (poi si voterà  un nuovo testo del Rendiconto), però, l’opposizione voterà . Anche se fino a ieri sera tutti scommettevano sul fatto che a Berlusconi certo non mancheranno i numeri.
«La mia impressione è che tireranno a campare qualche altro mese e poi si andrà  a votare in primavera, almeno questo è quello che dicono anche loro», riferisce Massimo D’Alema. Ma da lunedì, opposizione dura in aula, promettono i democratici. Anche se nel frattempo la maggioranza cerca di sgomberare il campo da possibili nuovi incidenti parlamentari, rimandando le occasione di voto. Ieri al Senato Anna Finocchiaro ha annunciato ostruzionismo duro sul processo breve. E i capigruppo hanno cominciato subito non votando il calendario d’aula: «Venga il ministro Tremonti per spiegare ciò che il governo ha in testa in materia di sviluppo e crescita», hanno chiesto Belisario (Idv) e Zanda (Pd). Il decreto sviluppo non arriverà , per ora. Il consiglio dei ministri, stamattina alle 9, dovrebbe varare la legge di stabilità  e il nuovo testo del Rendiconto. Sempreché gli inciampi, risalendo su per le aule parlamentari, non capitino anche a Palazzo Chigi.


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