«Sì alla Confindustria del sociale»
NAPOLI — Un passo alla volta verso un organismo unico rappresentativo: la «Confindustria del sociale», capace di sedersi ai tavoli con il governo e dettare la propria linea? «L’ambizione è esattamente questa», confessa Andrea Olivero, portavoce del Forum del terzo settore: «Non possiamo essere meri esecutori di politiche gestite da altri». Un altro gruppo di pressione sul governo, perché «in questi anni sul welfare si è ragionato più nell’ottica dei tagli che delle riforme». Ora, aggiunge, «dobbiamo aprire una possibilità di confronto sulla delega fiscale e assistenziale. E il patto è che non si voglia solo fare cassa. Se l’obiettivo è far rientrare 20 miliardi riceveranno dei no da molte parti».
Un passo nella direzione indicata da Olivero è la tre giorni in corso a Napoli, che celebra il quinto anniversario della Fondazione Con il Sud, di Carlo Borgomeo, festeggiata dalla presenza di Giorgio Napolitano. Solo un seminario, ma 300 persone, tra dirigenti e responsabili di cooperative, associazione e organizzazioni di volontariato riunite per ragionare su percorsi intrapresi e da intraprendere: è praticamente come l’assemblea annuale di un’associazione di categoria. Del resto, quello del volontariato e della cooperazione sociale è un mondo che gode di finanziamenti non illimitati ma sostanziosi. La Fondazione Con il Sud, che in questi giorni festeggia i 5 anni di età , è nata da un accordo tra il Forum del terzo settore e l’Acri, con in cassa 315 milioni delle fondazioni di origine bancarie, che hanno devoluto in un lustro, ai 238 progetti portati avanti, 151 milioni di euro, fa i conti Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Associazione delle fondazioni e delle casse di risparmio. Fondi che servono a mandare avanti progetti «di infrastrutturazione sociale», li definisce Borgomeo, per coprire un «deficit» che non è solo economico in Italia ma di «coesione sociale».
Un organismo unitario? «Siamo una struttura di servizio, non rappresentiamo nessuno. Ma è un sogno», confessa Borgomeo. E parlando della celebrazione dell’anniversario, aggiunge: «Un momento così, con la partecipazione del presidente della Repubblica, per noi è fondativo». Però, frena, «il terzo settore ha poca capacità di rappresentazione». Tante voci, tante vocazioni unite dal volontariato sociale che «chissà , possano trovare un giorno un’aggregazione in un unico soggetto».
Anche se le anime della cooperazione sociale sono tante e variegate, costituire un gruppo in grado di portare i propri rappresentanti ai tavoli del governo è una manovra che non si può del tutto separare dal fermento che sta muovendo il mondo cattolico. Molti dei soggetti del terzo settore di area cattolica si vedranno a Todi il 17 ottobre. Cosa nascerà dal raduno? «È probabile che nasca un soggetto politico cattolico, ma non politico-partito. Le organizzazioni che si vedono non hanno questa intenzione», dice Olivero, che è anche presidente delle Acli, i sindacati dei lavoratori cattolici. Potrebbe essere «un momento fondativo come gli incontri di Camaldoli», la fucina della Dc di Aldo Moro, nel senso che «faremo proposte, vedremo se poi le proposte diventano idee per partiti che ci sono già o per quelli che volessero ricomporsi. E questo sarebbe doveroso, vista l’incapacità attuale di rappresentare il Paese».
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