«Ora un governo più forte»
TODI (Perugia) — Non è nato un partito cattolico. Ma una nuova realtà si è messa in cammino nel convento francescano di Montesanto che domina la piana attorno a Todi. Se non altro perché per un’intera giornata hanno parlato 62 esponenti delle associazioni, del mondo della cultura e delle imprese, perché per la prima volta si sono incontrate le organizzazioni del lavoro insieme ai movimenti, perché si è deciso di andare avanti e concretizzare, anche con manifestazioni pubbliche, «la buona politica per il bene comune».
Era questo il titolo del seminario nazionale indetto dal Forum delle persone e delle associazioni cattoliche. E alla fine, visto il carico di attese che aveva suscitato, Raffaele Bonanni ha voluto ribadire che non nascerà , almeno in tempi brevi, una nuova «Cosa bianca». Ha invocato però «un governo forte», perché quello attuale «non è adeguato», quindi un esecutivo di larghe intese con le forze politiche più rappresentative del Paese. Anche per non andare subito alle urne: «Le elezioni anticipate sarebbero la soluzione peggiore». Per l’Italia, spiega il segretario della Cisl, ma non solo. Qui a Todi quasi tutti sono contrari, anche perché il voto nella primavera del 2012 non darebbe il tempo di far maturare il cammino che si vuole fare insieme e precisare il nuovo soggetto cattolico. Si vede anche dalle diverse sfumature usate dai protagonisti del convegno, là dove c’è chi parla esplicitamente di un Berlusconi da mandare a casa subito, come il presidente delle Acli Andrea Olivero («Per tutto ciò che ha rappresentato il suo governo in termini di disvalori») e chi, come il portavoce del Forum, Natale Forlani, preferisce sottolineare «la novità che consiste nell’essere riusciti a radunare sigle che da tanto non lavoravano insieme». Bonanni invoca anche una riforma elettorale che tenga conto del rapporto tra eletti ed elettori (proporzionale, con le preferenze) e annuncia iniziative sia per l’Italia che a favore di un’Europa «troppo indebolita», da rilanciare con il rinnovato protagonismo dei cattolici in politica.
Ma ad ascoltare il cardinale Angelo Bagnasco e a intervenire in un’assemblea a porte chiuse, sono stati in tanti. Lo storico Andrea Riccardi, uno dei punti di riferimento di questo mondo cattolico che si è rimesso in movimento, ha parlato della necessità di «partire dalle idee» per «far rinascere una cultura politica del Paese». Come lui, molti altri non hanno solo lanciato grida di allarme, ma anche indicato vie d’uscita per il futuro. Per l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, «occorre uscire dalla logica dei tatticismi di corto respiro», ma l’Italia ha tutto l’occorrente per ripartire se riesce ad aggregare le sue forze migliori: «Non siamo come la Grecia, abbiamo energie sulle quali costruire competitività ». L’economista Stefano Zamagni, dopo tanti anni in cui è sembrato esistesse solo il dibattito su pubblico e privato, è tornato a rilanciare l’«economia civile», cioè quella che a quei primi due pilastri ne aggiunge un terzo, espresso dalle organizzazioni della società (il cosiddetto terzo settore).
Il demografo Antonio Golini ha ricordato l’impressionante invecchiamento della popolazione italiana (nel 2050 avremo 6 milioni e mezzo di persone in meno sotto i 60 anni e 9 milioni in più oltre quella età ) proponendo che la sostenibilità del Welfare passi anche per l’obbligatorietà dell’assicurazione per l’invalidità . L’economista Carlo Dell’Aringa vuole invece scommettere sulla capacità di creare nuovi posti di lavoro per il Sud (tra i 600 e i 700 mila), in modo che i giovani più fortunati trascinino in un circolo virtuoso anche quelli che lo sono di meno. E «se non vogliamo essere sorpresi da fenomeni inattesi — ha osservato il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo — occorre conoscere la parte più debole del Paese: chi parte dai più poveri arriva a tutti».
Una fucina di idee, ma anche di impostazioni diverse che dialogano tra loro. È intervenuto sulla «missione dei cattolici» per l’Italia il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, mentre Giuseppe De Rita è tornato sull’idea di un’Italia che in passato ha avuto grandi capacità di rigenerarsi nel gioco di equilibrio esistente tra «grandi» e «piccoli» (basta pensare al rapporto tra le metropoli e i piccoli centri). Ed Ernesto Galli della Loggia ha spronato i cattolici a decidersi se, sulla legge elettorale, sono più favorevoli alla governabilità o alla rappresentatività , dato che li vede comunque antagonisti al centrosinistra e destinati a riempire il vuoto che lascerà prima o poi Silvio Berlusconi.
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