Lo yoga con i Taliban l’ultima arma degli Usa
NEW YORK. Con le armi hanno fallito gli inglesi, hanno fallito i russi, fanno una fatica dannata gli americani. Perché non provare lo yoga, per pacificare l’Afghanistan? L’idea sembra un po’ ingenua, fa tanto New Age anni Sessanta, “mettete dei fiori nei vostri cannoni”, eppure ha conquistato per un po’ i vertici militari alleati. Ci ha creduto il vice ammiraglio Robert Harward, un “duro” dei Navy Seals, lo stesso corpo scelto che uccise Osama Bin Laden. Si è fatto sedurre il generale britannico Phil Jones, in servizio al comando delle forze Nato a Kabul fino a poco tempo fa. Tutto merito di un guru singolare, dal fisico mozzafiato.
Si chiama Cameron Alborzian, ha 44 anni, è di origine iraniana. Aveva poco più di vent’anni quando divenne una celebrità mondiale come top model maschile: indossatore di Versace, Chanel, Guess Jeans, Levi’s, fotografato su Vogue e Gq. Poi il colpo grosso nel 1989: un ruolo (a torso nudo) a fianco di Madonna nel video musicale della canzone “Express Yourself”. All’apice della sua carriera nel mondo della moda, Alborzian mollò tutto per andare in India, studiare yoga, e riconvertirsi come lo Yogi Cameron. Altra vita, nuovi trionfi: forse aiutato da un fisico poco banale, divenne il guru delle star, con ingaggi per sessioni di yoga da 30.000 dollari la settimana. Un libro, un best-seller nel suo genere, “The Guru in You”, ha consacrato l’autorevolezza di Cameron nel nuovo ruolo. Infine l’incontro con la militanza umanitaria: è accaduto quest’anno, a maggio, a una conferenza del Dalai Lama vicino a New York. È lì che Alborzian conosce Amandine Roche, una volontaria francese che era stata rapita dai Taliban e detenuta in Afghanistan poco dopo l’11 settembre 2001. Con la Roche nasce il nuovo progetto per l’Afghanistan, sintetizzato in questo slogan: «Pace e Riconciliazione attraverso la Posizione del Loto» (detta anche Padmasana, è una delle più classiche pose yoga, favorevole alla meditazione: seduti a gambe incrociate).
La fortuna ha voluto che la nuova missione di Alborzian incrociasse la strada del vice ammiraglio Harward. Il quale ha sempre usato lo yoga come un complemento per i massacranti addestramenti nei commandos dei Navy Seals. Proprio così: lo yoga “fisico”, senza particolari connotati di spiritualità o religiosità , è stato adottato da questo Rambo come una perfetta disciplina del corpo e della mente. Tra lui e Alborzian è sbocciato l’idillio. Ed è partito così un progetto a dir poco sorprendente. L’ex top model lo ha spiegato con parole sue, in un incontro col generale inglese Jones: «La finalità ultima è questa: i soldati americani meditano, i Taliban meditano; e in prigione meditano tutti insieme, alcuni da una parte delle sbarre, altri dall’altra parte. Tutti sono in prigione, e possono trovare la pace insieme».
Il piano è andato avanti. Con la benedizione delle alte sfere militari Nato lo si è sperimentato proprio nelle carceri. Harward aveva il potere per farlo: al comando della Task Force 435 aveva sotto la sua supervisione tutti i penitenziari dove sono detenuti i prigionieri talebani. Al carcere principale di Bagram, Alborzian c’è andato di persona a fare da istruttore per diverse sedute collettive di yoga. Per fare proseliti è stato girato perfino un piccolo spot promozionale, al quale si è prestato il comandante afgano della prigione, colonnello Ghulam Ali Batur: lo si vede nel video mentre fissa la telecamera e grida “Yes Yoga!” Sembra che le sue guardie carcerarie fossero un po’ più riluttanti. Ma Alborzian non si è lasciato scoraggiare. Secondo quanto hanno confidato lui e la Roche al Wall Street Journal, «in segreto uno degli ex leader Taliban è diventato un allievo, accettando la pratica dello yoga per meditare e liberarsi del fanatismo».
Non mancano i pareri positivi sull’esperimento, come quelli di diverse Ong umanitarie impegnate a Kabul, convinte che «qualsiasi tentativo per promuovere la cultura della non violenza in questo paese non può che essere incoraggiato». A un certo punto però qualcosa si deve essere guastato. Alcuni si sarebbero ribellati, riconoscendo in quella disciplina un “derivato dell’induismo”, una deviazione dai riti islamici. Ha pesato il ricambio ai vertici militari, dove al posto del generale Jones è arrivato l’australiano Christopher Hawkins che alcune fonti descrivono come “tiepido” sullo yoga. Alborzian però non si arrende. È convinto che il seme sia stato gettato, e che in questo preciso istante qualcuno in una cella afgana stia facendo Adho Mukha Svanasana, la posizione del “cane che guarda indietro”. Ideale per rilassare la schiena, le spalle, e i tendini delle gambe.
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