Lo sciopero paralizza Atene e le altre città
ATENE. Oggi Atene sarà una città quasi morta a causa di uno sciopero generale di 24 ore che hanno proclamato i sindacati Gsee (privato) e Adedy (pubblico) paralizzando anche il resto del paese. La partecipazione sarà massiva, visto che hanno aderito tantissime categorie, tra avvocati, ingegneri civili, portuali, impiegati delle carceri, insegnanti, giornalisti, camionisti e perfino il personale dei musei e i controllori aerei, chiudendo praticamente lo spazio aereo greco. Gli unici a lavorare ad Atene saranno gli addetti a bus, tram e metro: così da portare la gente a manifestare in centro.
Per l’ennesima volta, però, la protesta sarà spezzata tra la manifestazione in piazza Clathmonos di Gsee e Adedy e quella in piazza Omonoia del sindacato comunista, il Pame. Lusso non permesso alla sinistra portoghese, che sabato ha manifestato unita a Lisbona e Porto.
La rabbia contro i tagli e i licenziamenti di 30 mila statali è stata alimentata nelle ultime ore anche dell’e-mail della troika (Ue, Fmi e Bce) al ministro del Lavoro Koutroumani per abolire i contratti collettivi e il salario minimo. Per la Gsee i 751,30 euro del salario minimo e i 33,57 euro della retribuzione diaria previsti dal contratto nazionale rappresentano la «linea rossa»: se si proverà a toccarli si avrà «sangue nelle strade», ripetevano ieri tanti sindacalisti. Perfino il premier Papandreou ha avvertito la troika che «la Grecia ha istituzioni che proteggono i lavoratori, non è l’India e non lo diventerà ».
L’ufficio di Koutroumanis è stato occupato ieri da un gruppo del Pame, mentre l’Adedy ha annunciato che cominciano le occupazioni di ministeri, comuni, uffici e servizi statali. Gli impiegati hanno perciò messo sotto assedio i ministeri delle Finanze, Sviluppo, Agricoltura, Sanità , Giustizia, Ambiente e Cultura; la Pubblica Istruzione è stata assediata da migliaia di studenti, mentre i dipendenti hanno occupato tanti comuni, le stazioni dei bus locali, e i sanitari protestano fuori dagli ospedali. Gli universitari hanno annunciato che le occupazioni si sono limitate a «sole» 96 facoltà e istituti professionali, per la pura della perdita degli esami.
Il ministro delle Finanze Venizelos si è precipitato a tranquillizzare il Paese che le casse dello Stato potranno resistere fino a metà novembre, dopo l’ultimo ricatto dell’ Eurogruppo di ritardare fino al 13 ottobre la sesta dose del prestito per «salvare la Grecia», mentre ha garantito che non ci saranno nuovi tagli per il 2011 ed il 2012 e che basterà applicare quelli già decisi.
Venizelos ha preferito «cantare vittoria», evidenziando che l’Eurogruppo ha garantito il sistema bancario greco e i depositi, che la Grecia resterà nella eurozona e che non c’è pericolo di default. Il ministro ha ribadito che il deficit pubblico diminuirà fino a 14,65 miliardi di euro nel 2012 permettendo al paese di avere dopo tanti anni un avanzo dell’1,5%. Secondo Venizelos, il l’avanzo arriverà a 3,20 miliardi di euro nel 2012 contro il deficit di 24 miliardi del 2009. Ma poi il ministro ha ammesso che nel 2011 il deficit non potrà andare sotto l’8,5%, a causa di una recessione più forte del previsto.
Dal momento che Venizelos (e la troika dietro di lui) intende presentare una finanziaria triennale per il 2012, si pensa che il Paese debba prepararsi a nuove sorprese (già oggi si toccano con mano i nuovi tagli di 2,11 miliardi fino alla fine dell’anno, e altri 5 miliardi per il 2012). Il debito greco arriverà a 371,9 miliardi di euro, e nel 2012 sarà pari al 172,7% del Pil.
Intanto oggi, controllori aerei permettendo, dovrà arrivare in Grecia il vicecancelliere tedesco e ministro dell’Economia, il liberale Rosler, che si considera ad Atene uno dei principali responsabili con la Merkel del collasso del paese. Roesler cercherà di convincere Papandreou e Venizelos ad accettare l’ipotesi di un «fallimento controllato» della Grecia, mentre il folto gruppo di imprenditori tedeschi che lo accompagneranno sono già visti da tanti come avvoltoi che cercano di comprare a basso prezzo parti ingenti delle risorse pubbliche e naturali.
Da parte loro, le agenzie di rating continuano a tenere sotto alta pressione la Grecia: Moody’s ha avvertito ad esempio che le banche greche avrebbero bisogno di altri 44 miliardi di capitali freschi. Ma dove troveranno questi soldi? Difficilmente dalla borsa, che con la forte caduta di ieri ha vista la sua capitalizzazione complessiva scendere sotto i 30 miliardi. Tanta gente che fino a poco tempo fa credeva di poter guadagnare in borsa i soldi che non poteva guadagnare lavorando sodo, specialmente tra le classi medie e gli statali, è stata contenta nel vedere che ci hanno rimesso banchieri e speculatori. Per molti di loro lo sciopero di oggi rappresenta un’occasione per vendicarsi anche per il sogno infranto della ricchezza facile.
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