by Sergio Segio | 22 Ottobre 2011 6:50
BOLZANO — «Non c’è più tempo: siamo sull’orlo del baratro». Per una volta a dirlo non è solo Emma Marcegaglia e il destinatario del messaggio non è solo il governo italiano. Accanto la presidente di Confindustria ha il suo omologo tedesco, il numero uno della Bdi Hans-Peter Keitel, e anche lui ripete le stesse parole. Varranno da «richiamo» — sotto forma di lettera da spedire «entro domenica» — per Angela Merkel così come per Silvio Berlusconi. E per tutti i leader europei. «Decidano, superino le diversità di vedute, mettano da parte le esigenze elettoralistiche interne. Ma la trovino, una soluzione. Affrontino il fatto che qui, a rischio, c’è ormai l’intera costruzione europea. E sarebbe un danno enorme per tutti, cittadini per primi». Bolzano, ieri mattina. Marcegaglia e Keitel l’avevano già pronto, il documento-appello da inviare ai rispettivi governi e alla Commissione Ue. Deciso e sottoscritto perché già era «molto forte la preoccupazione» che, da questo weekend di vertici comunitari, alla fine non arrivasse «nulla». Ma nelle poche ore in cui i presidenti delle due Confindustrie lavoravano, uniti a dispetto delle divisioni politiche dei rispettivi Paesi, ai documenti finali del Business Forum Italia-Germania, da «fuori» quel che si profilava era uno scenario se possibile persino peggiore. Della spaccatura nel «direttorio» Berlino-Parigi si sapeva. Adesso, una dopo l’altra, arrivano le seguenti notizie: conferma che i capi di Stato e di governo, domenica, non decideranno niente (tempi supplementari mercoledì); nuovo avvertimento di Standard & Poor’s a Francia, Italia, Spagna (se «la situazione dovesse peggiorare ulteriormente» la prima perderà la tripla A, noi e gli spagnoli potremmo subire un secondo doppio downgrade); altro warning di Fitch sempre a Italia e Spagna («Crediamo fermamente siano Paesi solvibili, ma potenzialmente illiquidi»). Così, quando il Forum bolzanino si chiude e Marcegaglia e Keitel tirano le somme, le ragioni della lettera-appello a Berlusconi, Merkel, vertici Ue diventano «ancora più preoccupanti». Certo, dice la presidente di Confindustria: «La speranza è che sull’orlo del baratro i leader europei la soluzione la trovino». Ma non sembra esserne convinta. Né lo è il presidente Bdi. Che ne ha anche per il suo, di Paese: «C’è la convinzione che la Germania sia molto forte economicamente e possa quindi gestire la crisi come vuole. Non è proprio così. Anche noi abbiamo debiti e limiti da non superare». Morale, e sintesi comune della lettera in cui «chiederemo decisioni serie e concrete»: «Queste sono crisi di fiducia, e come tali vanno affrontate. L’euro non può essere messo ulteriormente a rischio. E una più forte integrazione dell’Europa è la soluzione, non il problema».
Dettaglio: questo può essere solo uno scenario a lungo termine. Ma ci arriverà , l’Europa? O si spaccherà definitivamente prima? Il pericolo, ripete Marcegaglia, «purtroppo c’è». E «purtroppo» è vero che è l’Italia l’anello debole. Dunque, niente alibi: «È necessaria una soluzione europea, però i compiti a casa li dobbiamo fare noi». Con il decreto-sviluppo, «per quel che vediamo oggi», la sufficienza non la prenderemmo: se siamo «sorvegliati speciali delle agenzie di rating, anche se non ce lo meritiamo del tutto e non credo al rischio illiquidità , è chiaro che una ragione c’è».
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