«Inizieremo a svuotare gli Opg»
ROMA.L’unica soluzione auspicabile per l’«orrore» degli Ospedali psichiatrici giudiziari, «inconcepibili in qualsiasi Paese appena civile», per citare le parole del presidente Napolitano, sarebbe la chiusura. Obiettivo al momento fuori dall’orizzonte dei due ministri, Ferruccio Fazio, titolare della Salute, e Francesco Nitto Palma, Guardasigilli, che ieri si sono incontrati per discutere della questione e hanno annunciato «prime soluzioni condivise entro 15 giorni». La via possibile – la “liberazione” immediata di circa 400 dei 1400 internati nei sei Opg italiani ritenuti non più pericolosi e quindi da curare come malati psichiatrici, in carico alle strutture sanitarie regionali – era stata già indicata dalla risoluzione votata all’unanimità dal Senato il 28 settembre scorso a partire dai dati contenuti nel rapporto della Commissione d’inchiesta sul Ssn presieduta dal senatore Pd Ignazio Marino.
«Ci sentiamo obbligati a trovare in tempi rapidi soluzioni per i previsti trasferimenti dei detenuti non pericolosi che spesso non avvengono per mancanza di protocolli chiari», ha spiegato Fazio riferendosi a quelli che ormai vengono chiamati «ergastoli bianchi». Persone, malate psichiche, considerate pericolose e dunque sottoposte a misure di sicurezza provvisoria – come tutti gli internati negli Opg, residui del codice Rocco sopravvissuti alla riforma Basaglia -di solito prorogate di sei mesi in sei mesi, a volte perfino quando l’apposita commissione valuta decaduti i requisiti di pericolosità sociale. Sono persone che dovrebbero invece risiedere in strutture sanitarie o socio-sanitarie adeguate, pagate delle regioni cui spetta l’erogazione dei servizi per la salute, compresa dal 2008 quella dei carcerati. Succede invece che per mancanza di fondi o più facilmente di volontà alcune regioni (e di conseguenza le Asl) non si rendano disponibili alla presa in carico dei pazienti illegalmente detenuti negli Opg. «Una prassi – commenta Ignazio Marino -di sistematica lesione di due diritti fondamentali, il diritto alla libertà e il diritto alla salute, che non ha, né può avere, fondamento giuridico, dal momento che nessuna persona che non sia pericolosa per la società può essere privata della libertà personale».
«Dobbiamo arrivare a un più rapido turn over dei reclusi negli Opg che al massimo dovrebbero ospitare 600-700 persone», spiega meglio Fazio. Da via Arenula invece nessun approfondimento sul tema, salvo rimandare alle riflessioni di Nitto Palma su come, una volta ridotto il numero di internati, si possa pensare alla «rivisitazione delle strutture», ad una «possibile riduzione e una loro diversa collocazione e distribuzione». Non è sfuggito infatti all’occhio acuto del Guardasigilli che la struttura di Montelupo fiorentino, uno dei sei Opg italiani, è una villa medicea di enorme valore e bellezza. E dunque potrebbe essere utilizzata per qualcosa di meglio. O di più redditizio. Insomma, speriamo che nessuno pensi di trasferire intanto i suoi ospiti in altri Opg solo per liberare una “risorsa”. Il trasferimento degli internati, peraltro, è già cominciato (una decina finora) da quando, a luglio, la struttura è stata posta in parte sotto sequestro per ordine della Commissione di Marino che aveva dato tempo fino al 30 settembre per l’adeguamento del sistema antincendio e il ripristino dell’abitabilità igienico-sanitaria. Va detto, per completezza d’informazione, che ogni Opg costa di gestione (dati di Antigone) 5 milioni di euro l’anno, nelle regioni che non hanno ancora recepito il trasferimento della sanità penitenziaria al Ssn, e 12 milioni per quelle che lo hanno fatto.
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