Licei online e libri digitali parte anche la sfida italiana

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Due piattaforme dal basso provano a cambiare la scuola italiana. La prima si chiama OilProject e la guida Marco De Rossi, 21 anni, milanese («Oil perché la conoscenza è il nuovo petrolio»). Nel 2004 De Rossi è già  un mago a fare siti web ma la mamma lo manda al liceo. Lui allora con due amici si mette a dare lezioni di Internet a chi vuole seguirlo in chat. La cosa ha un discreto successo: i testi delle chat vengono condivisi in rete e molti chiedono di poter aggiungere delle lezioni. «Molti ci insultavano, ci dicevano che eravamo dei nerd smanettoni che facevano lezioni di hacking, ma noi avevamo capito una cosa: che serviva una piattaforma dove ciascuno potesse insegnare qualcosa, perchè ognuno è professore di qualcosa… «. Nasce così OilProject che, con un finanziamento di Telecom Italia, punta a diventare «il miglior liceo del mondo». Le lezioni sono in diretta, chi si collega può fare domande, votare le domande degli altri e dire in tempo reale se quello che dice il prof di turno è interessante o no. Oggi parte la Scuola di Attualità  dove i temi sono stati decisi dalla community: ne è venuto fuori un calendario di lezioni interattive curate dall’Istituto italiano di tecnologia (IIT) per raccontare lo stato della ricerca applicata. Tra una settimana il via al liceo online: obiettivo, convincere i docenti a registrare le proprie lezioni e caricarle qui in modo che tutti le possano vedere («Luigi Gaudio, che insegna italiano, ne ha già  postate 500» dice De Rossi).
La seconda piattaforma è partita qualche giorno fa e riguarda i libri di testo. Nel 2008 la promessa (supportata da una legge): dal 2011 tutti i libri scolastici dovranno essere scaricabili da Internet. Che fine ha fatto? Agostino Quadrino, fondatore della casa editrice online Garamond, ha smesso di chiederselo. E qualche giorno fa ha chiesto ai 62 mila docenti della propria community di pubblicare e condividere le loro produzioni didattiche (testi, dispense, slides, video, animazioni, questionari e giochi) nel Repertorio italiano di contenuti educativi e didattici digitali. Calcola Quadrino: «In Italia per l’acquisto libri di testo le famiglie spendono ogni anno 750 milioni di euro, in contanti. Testi utilizzati solo al 20-30 per cento durante l’anno e che invecchiano rapidamente, messi fuori corso dalle cosiddette “nuove edizioni”. Ma se i contenuti didattici fossero prodotti dagli stessi docenti e distribuiti liberamente in rete in formato digitale?». Per ora la risposta del mondo scolastico sembra incoraggiante: secondo Quadrino, oltre duecento docenti hanno già  aderito e molte scuole avrebbero deciso di mettere a fattor comune le loro produzioni didattiche.


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