Liberia, la presidente Nobel accusata di brogli

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Un premio Nobel della pace accusata di brogli. Mentre il mondo intero ancora applaude per la scelta di assegnare il riconoscimento a una yemenita e a due donne africane, tra cui Ellen Johnson Sirleaf, presidente della Liberia, l’opposizione del suo paese contesta i primi risultati delle elezioni presidenziali che le assegnano il 45,4 per cento dei voti finora scrutinati. Otto delle 15 liste in lizza si sono ribellate e hanno annunciato, per protesta, di volersi ritirare dalla consultazione. Una mossa che apre scenari destabilizzanti per il paese: dopo l’annuncio le frontiere terrestri sono state chiuse.
Reduce da una tra le più spaventose guerre civili del continente che hanno lasciato sul terreno ben 250 mila morti, la più antica repubblica africana, fondata dai primi schiavi americani liberi, cerca di misurarsi con la democrazia. Ma la conta dei voti, portata avanti dalla Commissione elettorale nazionale, si è subito trovata davanti alle accuse di frodi. Presa di mira è la presidente uscente, eletta nella prima elezione libera nel 2005, a cui l’8 ottobre scorso è stato assegnato il Premio Nobel per la pace.
L’opposizione liberiana aveva subito criticato la scelta. Ad Ellen Johnson Sirleaf rimproverava il sostegno dato all’ex dittatore Charles Taylor oggi alla sbarra davanti alla Corte internazionale dell’Aja per genocidio e violazione dei diritti dell’uomo. Winston Tubman, ex ministro della Giustizia, e leader della formazione più in vista dell’opposizione, era sceso in piazza e aveva manifestato il suo dissenso per l’assegnazione del premio, considerato troppo prossimo alla consultazione elettorale e perciò in grado di influenzarne il risultato. Anche se, diversi osservatori politici liberiani sostengono che la Sirleaf goda di maggiore stima all’estero piuttosto che in patria.
Stando ai parziali risultati della Commissione elettorale, Winston Tubman, candidato del Congress for democrratic change (Cdc), formazione a cui aderisce anche il campione di calcio George Weah, ha raccolto solo il 29,5 per cento dei voti. Segue, al terzo posto, l’ex signore della guerra Prince Johnson, con l’11,4 per cento dei consensi (un risultato sorprendente per uno come Johnson famoso nel paese per essersi fatto filmare nel ’90 intento a bere birra mentre guardava i suoi mozzare le orecchie all’ex presidente Samuel Doe).
Davanti alle proteste dell’opposizione, i dirigenti dell’Unity party (Up) di Ellen Johnson Sirleaf si sono limitati a replicare: «Si tratta di tattiche di chi non sa perdere. Vogliono solo creare caos».


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