«I cattolici non facciano partiti ma pensino ai grandi temi»

by Sergio Segio | 2 Ottobre 2011 6:40

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Ma, soprattutto, un attento osservatore del mondo cattolico, una voce autorevole di quella parte della società  italiana che ormai da qualche mese si è rimessa in movimento di fronte a una crisi che si ritiene non solo economica, ma dei valori e delle proposte che mancano per «sbloccare» il Paese. Per questo Borgomeo ha preso già  le misure: all’orizzonte non c’è un nuovo partito di cattolici, ma è doverosa una riaggregazione sui contenuti.

«Non vedo una nuova Democrazia cristiana — afferma Borgomeo, rivolto a chi può ancora crederci — e penso che qualsiasi cosa nasca dalla riflessione che si sta facendo, non sia un’operazione che determinerà  qualcosa in tempi politicamente utili».

Si riferisce alla possibilità  di andare al voto anticipato la prossima primavera?
«Tutto lascia immaginare che si tenda a quello. Ma dipende anche dalla legge elettorale. Di certo il Mattarellum è imperfetto, ma qualunque cosa sarebbe meglio del Porcellum, che ha il nome che si merita».

Ma lei pensa che il bipolarismo vada superato?
«Non abbiamo avuto la possibilità  di misurare davvero il bipolarismo: ci siamo fermati a una patologia di quel sistema. Berlusconiani da una parte e antiberlusconiani dall’altra. E quello che dobbiamo capire adesso è se sia possibile o meno avere un bipolarismo diverso. Di conseguenza il ragionamento da fare è se un eventuale riposizionamento dei cattolici cambierebbe il quadro politico».

Cosa crede lei?
«Credo di no. Non mi pare che adesso i cattolici siano in grado di fare una proposta capace di determinare un generale riassetto. Forse potrebbero lavorare di più sui contenuti, penso per esempio al grande bisogno che c’è di ridefinire un nuovo welfare».

Cosa prevede allora?
«Gli attori in campo sono tanti e sono articolati e penso che non sarebbe immaginabile che dai cattolici venga una proposta così forte da far prendere le misure a tutti».

Ma vede almeno qualcuno verso cui i cattolici si possano indirizzare?
«No, e penso che non sia questo il punto. I cattolici devono occuparsi meno di partiti e più di grandi temi politici: della convivenza civile, dell’equilibrio Nord-Sud, dello sviluppo».

Come valuta la condanna del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, degli «stili di vita difficilmente compatibili con la dignità  delle persone e con il decoro delle istituzioni e della vita pubblica»?
«Sono molto d’accordo, come tutti i cattolici. E, come qualcuno, penso che sia stata una dichiarazione tardiva».

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