L’Europa di fronte all’Apocalisse
De Morgen è convinto che il 26 ottobre sia “l’€-day per l’Europa”, e si domanda se “i leader europei riusciranno a salvare l’euro”. Yves Desmet, editorialista politico del quotidiano fiammingo, non ne è affatto convinto, e si aspetta
un’altra giornata cruciale durante la quale i paesi dell’eurozona – come ha confermato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy – useranno di nuovo il bazooka per placare i mercati. Per il momento, sembra che dovremo riprovare con le ricette del passato: lieve alleggerimento del debito greco, più capitali per le banche e qualche miliardo in più per il Fondo di salvataggio. Una tattica che sinora non ha funzionato e che ha lasciato i mercati indifferenti. Il bazooka, insomma, somiglia più che altro a una pistola ad acqua.
Secondo La Vanguardia, “l’euro si gioca il suo futuro in un vertice dall’esito incerto” e animato da discussioni complesse:
L’accordo per salvare l’euro è una matrioska, composto da più elementi, uno incluso nell’altro. Se uno di questi non si incastra perfettamente, quello più grande non può essere chiuso. In tal senso, l’accordo sul rafforzamento del Fondo di stabilità finanziaria è strettamente legato alla cancellazione del cento per cento del debito greco, alla ricapitalizzazione delle banche e all’impegno di tutti gli stati membri a emanare provvedimenti in grado di riavviare l’economia. Senza crescita, infatti, né l’austerity né la riserva del Fondo permetteranno di uscire dalla crisi.
Secondo Manel Pérez, editorialista del quotidiano catalano, i diciassette dell’eurozona devono decidere “tra ciò che è ingiusto e ciò che è inappropriato”:
Se per tranquillizzare i tedeschi, i leader europei sceglieranno l’ingegneria finanziaria, attraverso meccanismi assicurativi e di indebitamento che permetteranno di racimolare risorse senza mettere realmente soldi sul tavolo, non sarà possibile difendere i paesi in difficoltà e aumenterà il volume del debito impossibile da ripagare. I partner di Berlino sono preoccupati dall’ossessione dei tedeschi per l’inflazione, che impedisce l’intervento della Bce nella risoluzione della crisi. Come scriveva Keynes, “l’inflazione è ingiusta e la deflazione è inappropriata”, ma sembra che la deflazione sia il male peggiore, perché in un mondo impoverito è sempre meglio scontentare i lavoratori che aumentare la disoccupazione.
Di fatto, constata To Ethnos, il vertice si apre nel segno del “veto della cancelliera”. Secondo il quotidiano greco
la situazione a Bruxelles è esplosiva. Tutto dipende dalla posizione dei tedeschi. Angela Merkel sta alzando un muro contro gli altri europei. Con ogni probabilità verrà deciso un taglio del 50 per cento del debito greco. A farne le spese saranno le banche, che vorrebbero che la cancellazione del credito che gli spetta non superasse il 40 per cento, mentre l’Fmi spinge per il 60. La cancelliera vuole far pagare alle banche la crisi greca, il tutto in un contesto di grande tensione, con un’Italia indifferente e la Grecia sull’orlo dell’abisso se il fallimento non sarà strutturato come si deve.
Sul fronte tedesco Handelsblatt annuncia il “giorno delle promesse tradite”. Il quotidiano economico tedesco sottolinea che i leader europei sono pronti a rinnegare gli impegni presi nei confronti degli elettori:
Il vertice europeo non è ancora cominciato, ma il comunicato finale è già pronto. Per i capi di stato e di governo non c’è niente di più importante del salvataggio della moneta unica. Di conseguenza i diciassette sanno già cosa decideranno e nella confusa dichiarazione finale potremo sicuramente leggere qualcosa del genere: “L’accordo concluso oggi rappresenta un nuovo passo in avanti. L’euro ha solide fondamenta”. In realtà le fondamenta dell’euro sono minate da una mezza dozzina di promesse non mantenute. Non sfuggiremo alla ristrutturazione del debito e al controllo del fondo di salvataggio.
Per Le Figaro, dal vertice finirà con l’emergere una nuova Europa guidata dalla Germania:
Almeno, in questo caso, la Germania di Merkel è molto meglio dell’Italia di Berlusconi. Chi critica il presunto allineamento di Parigi sulle posizioni di Berlino non ha compreso la gravità della crisi. La supremazia della Germania è un dato di fatto nello scenario continentale che si delinea all’orizzonte e dovrebbe stimolarci a essere più ambiziosi nella ricostruzione dell’Europa al fianco di Berlino. (traduzione di Andrea Sparacino)
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