L’Europa contraria al condono
ROMA — La bocciatura dell’ipotesi di condono da parte dell’Unione Europea è arrivata mentre alla Camera il governo veniva battuto sul rendiconto 2010. Il dibattito sulla sanatoria, si è fatto sapere da Bruxelles, rischia di «minare la credibilità della lotta all’evasione». Meglio perciò dedicarsi a una «rapida specificazione della riforma fiscale annunciata» e all’«adozione di una ambiziosa agenda di riforme strutturali».
Addio condono, dunque? Il silenzio calato sul provvedimento non esclude colpi di coda quando il decreto sarà in aula. È accaduto spesso, in materia di condoni, che questi venissero introdotti a colpi di emendamenti: una tattica utile a sollevare il Tesoro dalla responsabilità di averli proposti.
In mattinata la riunione al ministero dello Sviluppo, cui hanno partecipato oltre al padrone di casa, Paolo Romani, i ministri Renato Brunetta (Pubblica amministrazione) e Altero Matteoli (Infrastrutture) è servita a mettere a punto la parte del decreto a «costo zero» che comprenderebbe le liberalizzazioni, gli incentivi fiscali per le infrastrutture e forse il piano-casa di Brunetta. Per il sottosegretario leghista all’Economia, Alberto Giorgetti, nel decreto Sviluppo «ci saranno una serie di interventi che vedono innanzitutto un’azione a costo zero, e poi si valuterà nelle prossime ore se ci sono le condizioni per poter impegnare risorse». Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ai coordinatori regionali del partito, riuniti ieri in via dell’Umiltà , avrebbe detto che per Berlusconi il decreto Sviluppo non dovrebbe essere caricato di troppe aspettative.
Tuttavia si procede nello studio di misure come la patrimoniale da 4-5 miliardi di euro, di cui circolano varie versioni: la rivalutazione delle rendite catastali, con la possibilità di innalzare la percentuale di oltre dieci punti, che però non andrebbe a colpire solo i redditi più alti; un mini prelievo sulla ricchezza, con un’aliquota del 5 per mille, proposto dal rettore della Bocconi, Guido Tabellini; l’idea di Confindustria di un’imposta sui patrimoni oltre 1,5 milioni di euro, le cui risorse dovrebbero essere destinate al taglio delle aliquote Irpef. Ragione per cui si starebbe pensando di rinviare la misura e inserirla nella delega fiscale.
Domani in Consiglio dei ministri dovrebbe approdare intanto la legge di Stabilità sempre che la mancata approvazione ieri del rendiconto non la metta in pericolo. Mentre alla Camera si votava il provvedimento, Tremonti era occupato a vagliare i tagli ai ministeri previsti dalla legge di stabilità . Finora l’unica partita risolta sembra quella dei fondi per le aree sottoutilizzate (Fas), assegnati alle opere già contrattualizzate, come il Ponte sullo Stretto, il tratto dell’alta velocità Brescia-Treviglio, le metropolitane al Nord e il Terzo valico ferroviario tra Genova e Milano.
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