Lega, dopo Varese rischi alla Camera
MILANO — Lo spartiacque. Il devastante congresso della Lega varesina di domenica scorsa potrebbe essere per il Carroccio il punto da cui non si ritorna. La poco oculata regia dell’assise ha messo Umberto Bossi in grave difficoltà a casa sua, costringendolo a un atto d’imperio su cui molto si elucubra in tutte le federazioni provinciali. E c’è già chi parla della necessita di «fare network», di organizzarsi e studiare il modo per evitare che quanto è accaduto a Varese possa ripetersi in casa propria: ormai, il gruppo intorno a Umberto Bossi, il cui simbolo è diventato il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, è vissuto come un avversario da abbattere o da cui essere abbattuti. Non solo. La piega presa dal movimento rischia di determinare amare sorprese anche alla Camera. Dove un buon numero di parlamentari potrebbe decidere di modulare il proprio voto con l’obiettivo di dare bruschi segnali al partito. Una tentazione moltiplicata all’ennesima potenza dal fatto che il capogruppo a Montecitorio è lo stesso Reguzzoni. La logica che rischia di prender piede in ampie fasce del movimento è un inquietante «tanto peggio, tanto meglio». Così illustrata da un parlamentare: «Qui rischia di venir giù tutto. Perché molti pensano che con questa Lega non potranno avere futuro: sul territorio saranno epurati, e dalle liste elettorali saranno cancellati».
E del resto, su Varese, i primi atti del neosegretario Maurilio Canton sembrano fatti apposta per gettare benzina sul fuoco. In tutte le sezioni, ieri, è stata recapitata la delibera varata nel 2010 dal consiglio federale che sancisce l’incompatibilità tra la tessera del Carroccio e quella di Terra Insubre, l’associazione che si occupa del passato celtico dell’area pedemontana in cui si riconosceva la stragrande maggioranza della Lega varesina e oggi in dura contrapposizione con l’area di Reguzzoni. Il documento è arrivato senza alcuna lettera di accompagnamento o altre indicazioni. Cosa che ha consentito a un segretario di sezione di definirla «alla stregua di una pallottola in una busta». E pazienza se lo stesso Umberto Bossi, nel congresso dei disastri, abbia invitato Canton a governare «con l’affetto e non con il comando. Perché la gente ti vuol bene se vede che tu gli vuoi bene».
In definitiva, il problema è proprio Umberto Bossi. Perché i moltissimi oppositori del nuovo corso leghista sono divisi su un punto soltanto. C’è chi dice che «il capo» presto o tardi si accorgerà di quanto sta accadendo al movimento. E c’è chi invece, da domenica, sostiene che è ormai tutto chiaro: «Il problema non è più il cerchio magico e coloro che stanno intorno al capo. Il problema è che lui, e il congresso lo ha dimostrato, non vuole vedere le cose. Rifiuta di prendere atto della realtà ». E aggiunge ciò che fino a pochi mesi fa non avrebbe mai aggiunto: «Forse, è venuto davvero il momento di un congresso federale». Quello che potrebbe eleggere un segretario diverso da Umberto Bossi.
Ieri, il capo padano è stato in via Bellerio in compagnia di Giulio Tremonti. Qualcuno racconta che abbiano parlato del futuro governatore di Bankitalia. Molti, invece, son convinti che la visita del super ministro all’Economia sia semplicemente un segnale per Silvio Berlusconi riguardo alla solidità del vecchio «asse del nord» tra i due ministri. «Sempre — aggiunge un dirigente — che una Lega che nei sondaggi vale il 5% sia ancora funzionale a Silvio Berlusconi».
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Due ragioni alternative
Due sono le ragioni – per me e per altre decine di amici e compagni che ho incontrato negli ultimi mesi, ma verosimilmente anche per decine di migliaia di persone che si sono entusiasmate e poi spese per proporre e sostenere la presentazione di una lista di cittadinanza radicalmente alternativa all’agenda Monti – che ci hanno portato a questo passo, pur consapevoli del fatto che si trattava e si tratta di una scelta rischiosa.