L’economia, umana creatura

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Lo hanno fatto Marx e poi Keynes, e altri creativi meno noti. Silvio Gesell, ministro delle finanze della Repubblica dei Consigli bavarese del 1919 poco prima che venisse stroncata dal governo tedesco, teorizza un «ordine economico naturale a misura umana» centrato sulla tassazione del denaro accumulato e non rimesso in circolo. Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia, negli anni Venti sostiene che il denaro dopo aver creato valori e scambio deve invecchiare e morire mentre una parte della ricchezza prodotta deve essere donata per sostenere il talento, fonte di arricchimento della vita sociale e del bene comune. Agostino Maria Trucco, ispirato da una visita alle Halles di Parigi nel 1893, pensa a una moneta unificatrice (hallis), stabile nel tempo, strumento nel commercio internazionale e a prestiti senza interesse; e per le economie in fase sviluppo lo sbocco incondizionato dei prodotti sui mercati.
La “scuola di Chicago” è stata la fucina del neoliberismo, l’ideologia e la pratica vincente degli ultimi trent’anni. Ma nello stesso periodo nasce un’altra “scuola” che incontra pratiche alternative e lotte di resistenza, e mette in discussione la crescita, il Prodotto interno lordo, il commercio internazionale e l’organizzazione che lo regola. E’ una scuola che ascolta i poveri (i Nobel Amartya Sen, Elinor Olstrom, Mohammad Yunus) e mette al centro un elemento che l’economia classica e il neoliberismo consumista tengono fuori dalle analisi: la natura, considerata una miniera di risorse gratuite oscillanti tra scarsità  e disponibilità  illimitata. Cosa cambia quando la natura entra in gioco come valore e cosa accade ai prezzi se devono riflettere la verità  ecologica?
Un laboratorio mondiale diffuso sta elaborando strumenti teorici sul campo per reinventare l’economia sulla base dei sistemi viventi – dinamiche biologiche, flussi di materia ed energia – e di valori sociali e culturali.
Il primo riferimento è la bioeconomia di Nicholas Georgescu-Roegen, che nasce dai limiti fisici della crescita e dalla legge dell’entropia, poi il movimento anti-utilitarista, tributario di Marcel Mauss, economista del dono, la decrescita ispirata da Serge Latouche e la New Economics Foundation, che nel 1985 a Londra ha dato vita all’Altro Summit. Hazel Handerson formula indicatori alternativi al Pil e Susan Gorge analizza criticamente il debito del Terzo mondo. James O’Connor, fonda Capitalismo Natura Socialismo (CNS) e innova il pensiero di Marx con la sua “seconda contraddizione” (la natura) e Herman Daly, ex Banca mondiale, abbandona la crescita per lo stato stazionario. Gli ecoefficienti – Wolfgang Sachs, Amory e Hunter Lovins, Paul Hawken, Lester Brown e Jeremy Rifkin – delineano un’economia leggera delle risorse e la contabilità  ambientale di “Fattore 4” e dell’ “Impronta ecologica”. Joan Martinez Alier, studioso dell’ecologismo dei poveri, crea la Società  internazionale di economia ecologica.


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