Le turiste e poi le dottoresse Donne nel mirino in Kenya

by Sergio Segio | 14 Ottobre 2011 7:12

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L’agglomerato, il più grande del mondo, ospita 450 mila profughi in maggioranza provenienti dalla Somalia. La ragazza catalana, 30 anni, si chiama Montserrat Serra Ridao, ed è originaria di Girona.

Ora le straniere catturate in Kenya dalle gang somale sono quattro. Judith Tebbutt è stata sequestrata da uomini armati a Kiwayu, una meravigliosa spiaggia corallina nel nord dell’ex colonia britannica. Durante il rapimento il marito David, che tentava di proteggere la sua compagna, è stato ucciso. Il primo ottobre scorso a Manda, una delle isole dell’arcipelago di fronte a Lamu, altro centro turistico del Kenya, è stata rapita una francese di 66 anni.

Sembra che le quattro donne si trovino in Somalia. Molti tra gli osservatori ipotizzano che siano nelle mani degli Shabab, i fondamentalisti islamici che controllano gran parte dell’ex colonia italiana. Ma non è certo. Piuttosto sono le gang di banditi, criminali comuni, che hanno cominciato a operare fuori dal Paese e hanno come obiettivo il sequestro di stranieri, che ormai vengono definiti «walking dollars», cioè dollari che camminano. Nell’ex colonia italiana non ci sono più espatriati e i pochi che ancora vi si recano sono superprotetti da scorte enormi. I banditi spesso mimetizzano le loro azioni con il vessillo dell’Islam. Una bandiera di comodo che non ha nulla a che fare con gli Shabab.

La Somalia è stremata da 20 anni di guerra e in questi mesi da una terribile carestia. Le città  sono ridotte a un ammasso di macerie. I giovani non hanno futuro e non hanno sogni. L’unica cosa che gli resta per garantire la propria sopravvivenza e quella della propria famiglia è imbracciare un mitra. La scelta di campo è indifferente: governo federale di transizione (Tfg) oppure radicalismo islamico. Fino a poco tempo fa quest’ultimo era più appetito. Ogni miliziano riceveva un salario di un dollaro al giorno, 30 dollari al mese, e aveva accesso, con mogli e figli, ai refettori annessi alle moschee. Era una catena: moschea per la preghiera, lezione per imparare il Corano a memoria, ristorazione. Ora però il Tfg paga ogni soldato 200 dollari al giorno ed è diventato competitivo. Gettare alle ortiche un’uniforme e indossarne un’altra più conveniente è una pratica abbastanza diffusa. Il campo di Dadaab si trova a un centinaio di chilometri dalla frontiera somala e le infiltrazioni di Shabab sono quotidiane, nonostante i kenioti pattuglino il territorio. Il controllo però è molto difficile in un semideserto disperato dove il rastrellamento a tappeto appare impossibile.

«Medici senza frontiere» sostiene di non aver mai pagato riscatti per liberare i suoi cooperanti sequestrati in Africa. Non è proprio così. Forse è vero che non ha versato direttamente denaro, ma il meccanismo è questo: io finanzio un progetto alle autorità  e le autorità  pensano poi a saldare il conto con i rapitori.

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