Le bombe di guerrilla gardening

by Sergio Segio | 28 Ottobre 2011 7:10

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Piantare semi è una delle tante. Questi giardinieri sovversivi fanno cose semplici: trasformano in aiuole fiorite spazi pubblici lasciati al degrado. L’azione è illegale ma le armi sono tulipani, girasoli, campanule e la piccola guerra è piuttosto disobbedienza civile. Puliscono, seminano, curano. Amano la loro città  e reagiscono alla sottrazione di spazi verdi, alla speculazione coltivando fiori e relazioni umane. Rigenerano il mondo già  da oggi e con il loro lavoro contribuiscono a creare quel cambiamento mondiale che in milioni vogliono. «Il verde aveva modificato tanto la terra quanto lo spirito aprendo i pensieri e rivoluzionando nel profondo le persone», scrive Jean Giono nel romanzo in cui descrive la trasformazione fisica e sociale di una zona arida e desolata della Francia, ripopolata con migliaia di querce, faggi e betulle da un solo «uomo che piantava gli alberi».
Le radici dei guerriglieri vegetali sono a New York, Lower East Side. Qui, in un’area problematica, Liz Chrisly nel 1973 dà  vita al primo di 60 Community Garden – il terreno venne poi concesso dal Comune, per un affitto simbolico di un dollaro. Retroterra i Victory Gardens che sfamarono gli Usa durante la seconda guerra mondiale e, negli anni Sessanta, gli orti per sopravvivere creati dagli afroamericani ad Harlem e i “giardini tascabili” di Manhattan. A Berlino le aiuole disobbedienti fiorirono a Kreuzeberg, il quartiere multietnico dei giovani occupanti di case, e continuano oggi con il gruppo Rosa Rose. L’esperimento si diffonde nel mondo negli anni Duemila, anche con azioni spettacolari: a Londra Reclaim the Street pianta fiori e ortaggi nella piazza del Parlamento. La storia del movimento la racconta bene l’attivista inglese Richard Reynolds (“On Guerrilla Gardening”). Siti web e pubblicazioni danno informazioni tecniche su dove piantare e su come seguire la crescita, anche di ortaggi, in linea con il revival contemporaneo del giardino-orto. Il bello e l’utile.
Il giardinaggio politico può essere compreso se la mente è aperta. Se, ad esempio, si capisce che le piccole cose contano e la bellezza è un bisogno umano. I giardinieri di Santa Rosalia lo hanno mostrato a Palermo e altri a Torino, Milano, Caserta, Bologna, Ragusa, Reggio Calabria, Roma, Perugia: i Badili Badola, i Friarelli ribelli, Terra di Nettuno… Dal 4 al 6 novembre il giovane movimento italiano darà  il primo “assalto nazionale sincronizzato” agli spazi pubblici abbandonati con “bombe” di semi, piccoli atti dimostrativi di un impegno civile che bonifica luoghi e restituisce speranza a chi li abita. Coltivare ripropone la creatività  del lavoro manuale, esercita la costanza su frammenti della Terra- giardino planetario, un Terzo Paradiso che impone «a ogni essere umano di essere artefice responsabile del proprio ambiente» (Michelangelo Pistoletto) in armonia «tra le esigenze della natura e quelle dell’uomo» (Gilles Clèment). Cambia il mito ottocentesco del Progresso:da macchinista che corre veloce a giardiniere che si prende cura del mondo.

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