Lavoro, si discute del «piano Ichino»

by Sergio Segio | 31 Ottobre 2011 7:15

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ROMA — Le proposte di riforma sul lavoro, lanciate da Maurizio Sacconi sul Corriere e rilanciate ieri su Sky Tg24, continuano a far discutere. Assicura il ministro: «Il termine licenziamenti facili è falso». E aggiunge: «Il governo sta lavorando a misure di protezione dei lavoratori» augurandosi che «anche le imprese, collettivamente, facciano la loro parte». Ma la controffensiva dei sindacati è già  partita. «Se si tolgono i diritti a quelli che li hanno — denuncia Susanna Camusso a In mezz’ora — e non ci sono più tutele sul lavoro, non è che i giovani staranno meglio».
Il segretario della Cgil fa presente che «non è vero che in Italia non si possono fare licenziamenti. Noi abbiamo un tot di leggi che lo permettono, c’è la 223 (sulla mobilità ), la 104, e così via. Si continua a creare un mostro che è l’idea di licenziare di più, senza considerare che oggi se un’azienda è in crisi non è vero che non licenzia». La Camusso ha più volte ribadito che l’unica prospettiva di un dialogo con il governo sul tema del lavoro sia affrontare quello del precariato, della cassa integrazione in deroga e delle 46 forme di rapporto di lavoro esistenti. Il segretario della Cgil in settimana vedrà  il leader della Cisl, Raffaele Bonanni (favorevole ad aprire un tavolo di confronto sul mercato del lavoro ma non a discutere «di come semplificare i licenziamenti») e quello della Uil, Luigi Angeletti, per vagliare la possibilità  di una strategia comune, ma con una posizione ben chiara: «Se il governo dovesse procedere rispetto agli annunci ci sarà  lo sciopero generale».
Sulla riforma dell’articolo 18 è invece tornato Pietro Ichino, un messaggio di apertura che il giuslavorista e senatore del Pd ha voluto lanciare a Silvio Berlusconi su diversi giornali (Libero, Il Giornale e Il Messaggero): «La vecchia protezione forte contro il licenziamento» dello Statuto dei Lavoratori del 1970 «è molto difettosa e di fatto consiste in una sorta di ingessatura del mercato del lavoro», sostiene il parlamentare, autore di una proposta, che due anni fa si è trasformata in disegno di legge con la firma di una cinquantina di colleghi dell’opposizione, citata dallo stesso Berlusconi come riferimento, e che Maurizio Sacconi ha definito «interessante»: «Abbiamo idee molto simili», ha detto Sacconi in un’intervista a Maria Latella su Sky.
La riforma Ichino, che parte del Pd sconfessa («È a titolo esclusivamente personale» ribatte Stefano Fassina responsabile economico dei Democratici), e della quale la Cgil non vuole sentire parlare, prevede, infatti, «un codice del lavoro semplificato composto di 70 articoli molto chiari, suscettibili di applicarsi a tutta l’area del lavoro sostanzialmente dipendente».
L’idea è che, in partenza, questo «diritto del lavoro unico» si applichi soltanto ai rapporti di lavoro nuovi, che si costituiranno da qui in avanti: tutti — spiega Ichino — avrebbero il contratto a tempo indeterminato («tranne i casi classici di contratto a termine, per punte stagionali, sostituzioni temporanee»), e «le protezioni essenziali, in particolare contro le discriminazioni, ma nessuno inamovibile». E per chi perde il posto ci sarebbe sempre «una garanzia robusta di assistenza intensiva». In questo modo si punta a superare «il dualismo fra protetti e non protetti nel mercato del lavoro».

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