L’Europa cerca l’intesa sui debiti Italia e banche gli ultimi ostacoli
ROMA – Adesso tocca alle banche e all’Italia. Le prime dovranno contribuire in modo sostanzioso al salvataggio della Grecia. Mentre l’Italia dovrà dimostrare di essere in grado di ridurre sul serio il debito pubblico e di varare misure per la crescita.
Il secondo prestito di 110 miliardi per salvare Atene sarà condizionato a un taglio del valore nominale dei titoli greci del debito pubblico tra il 50 e il 60%, che porterà a una riduzione del debito greco dall’attuale 162% al 120% nel primo caso, e al 110% nel secondo, entro il 2020. Un sacrificio che le banche dovranno accollarsi in ogni caso: «La partecipazione delle banche deve essere volontaria ma se non saranno d’accordo, si dovrebbe arrivare ad una soluzione obbligatoria», avverte il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, al suo arrivo all’Ecofin straordinario che si è tenuto ieri mattina a Bruxelles e che precede il vertice europeo fissato per oggi. Un mandato per negoziare «l’haircut sul debito greco direttamente con gli investitori» è già stato affidato dai ministri delle Finanze al presidente del Comitato finanziario Ue Vittorio Grilli.
Le banche beneficeranno comunque dell’accordo sulla ricapitalizzazione, che avrebbe finalmente preso forma nella riunione dell’Ecofin. Nessun dettaglio ufficiale sui termini dell’intesa, ma secondo una fonte vicina al dossier citata dall’agenzia France Presse è stata trovata una convergenza «su una cifra di 107 o 108 miliardi di euro». La ricapitalizzazione delle banche fa sicuramente parte di una strategia più ampia che sarà decisa dai leader tra oggi e mercoledì, strategia che include anche misure concrete per arginare il debito pubblico italiano e per favorire la crescita. Il rinvio del decreto sviluppo è stato duramente criticato dai leader europei, e infatti sia il ministro dell’Economia Tremonti che il premier Berlusconi sono arrivati a Bruxelles decisi a mettere sul tavolo misure che possano apparire convincenti: il primo punta a un piano per il Sud, il secondo a una revisione del sistema previdenziale. «Ho parlato a lungo con la Merkel, credo di averla convinta» dice in serata il premier. «Ho ricordato le due manovre di luglio e agosto e ho confermato l’intenzione del governo di raggiungere il pareggio di bilancio per il 2013 e non per il 2014», precisa Berlusconi.
La cancelliera tedesca si dichiara fiduciosa sull’esito complessivo del vertice: «Dobbiamo prendere decisioni di largo respiro, che devono essere preparate in modo appropriato. Credo che i ministri delle Finanze abbiano fatto progressi, in modo tale che potremo raggiungere decisioni ambiziose mercoledì». Angela Merkel ha partecipato nella tarda serata di ieri a un prevertice, con il presidente francese Nicolas Sarkozy e i vertici Ue, Fmi e Bce.
Related Articles
Terremoto all’Fmi, interim a Lipsky
Dimissioni vicine, parte la lotta per la successione. Le Borse in ansia. Per la poltrona di direttore spuntano i nomi dello svizzero Philipp Hildebrand e di Gordon Brown
Un buco da 4 miliardi di euro così lo spread ad “alta quota” presenta il conto a famiglie e imprese
QUATTRO miliardi di euro. Eccolo il conto che famiglie e imprese italiane stanno pagando per un anno e mezzo di spread ad alta quota. Lo ha calcolato per la prima volta Crif, la società che custodisce il database dell’intero sistema creditizio del nostro Paese.
All’attacco delle mini-caste