La vendetta di Damasco sulle famiglie degli esuli

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La denuncia è apparsa in un rapporto intitolato «La lunga mano dei Mukhabaraat» (il servizio segreto siriano ndr) in cui vengono elencati i casi di oltre 30 attivisti siriani residenti in otto Paesi (Canada, Cile, Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti e Svezia) che hanno riferito di essere stati minacciati e di aver appreso che i loro parenti in Siria sono stati, in alcuni casi, intimiditi, arrestati e persino torturati. Chi protesta pacificamente di fronte alle ambasciate di alcuni Paesi viene filmato, identificato e poi invitato a non manifestare più anche dallo stesso personale diplomatico. Amnesty International invita i Paesi in cui risiedono gli esuli a proteggere il loro diritto alla libertà  di associazione e di espressione: «Non basta aspettare che ci siano denunce formali — ha dichiarato al Corriere Neil Sammonds, ricercatore dell’associazione sulla Siria — uno Stato democratico dovrebbe intervenire in modo netto anche espellendo chi è protetto dall’immunità  diplomatica».

Finora soltanto il governo americano e quello britannico hanno sollevato la questione con le autorità  siriane. Il dipartimento di Stato ha manifestato più volte all’ambasciatore siriano a Washington «la sua preoccupazione per le notizie sul comportamento di una parte del personale diplomatico».

(Per le donazioni ad Amnesty il numero verde è 800-997999).


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