La tentazione di veltroniani e area Letta “La Leopolda può allargare il nostro campo”

by Sergio Segio | 31 Ottobre 2011 7:25

Loading

ROMA – Non c’è niente di meglio che un Big Bang, per ridisegnare la geografia di un partito. Le nuove linee di frattura del Pd si erano già  delineate dopo l’estate, non è “merito” di Renzi, giurano i suoi rivali, ma la musica suonata alla Leopolda non ha certo aiutato. Le wiki-idee dei nuovi rottamatori, per intenderci sì alla Bce no alla Cgil, sì a Marchionne no alla Fiom, sì a Steve Jobs no a Nichi Vendola, superano i confini di chi si è proclamato renziano. Volano oltre l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino, l’economista Pietro Ichino, il prodiano Sandro Gozi. Sorpassano l’endorsement arrivato dall’uomo ombra del “professore” Arturo Parisi. E arrivano nel cuore della segreteria del Pd, nella compagine che fa capo al vice di Bersani Enrico Letta. Toccano i modem di Veltroni. Interloquiscono con Areadem di Franceschini.
Contro, ma proprio contro, ci sono i “giovani turchi”: il dalemiano Matteo Orfini, il responsabile Economia e Lavoro Stefano Fassina: tutti convinti – come Bersani – che le ricette di Renzi siano “anni ottanta”, che chi la pensa come lui pretende di uscire dalla crisi economica in continuità  con le idee che l’hanno prodotta. Insomma, che altro che rottamatore, Renzi è solo l’ultimo anello di un establishment che non vuole cambiare questo Paese con un po’ di sana sinistra. Contro è Massimo D’Alema, che non ha mai avuto “il ragazzo” in simpatia, che ne è da sempre il bersaglio, e che resta leale al fianco di Bersani, nonostante le sue idee sul dopo Berlusconi siano più vicine a quelle di Veltroni e Franceschini. Contro è anche Rosy Bindi, ma la presidente – rivela chi la conosce – gioca una partita tutta sua: «Rosy pensa che se Bersani scivola, rimane lei come garanzia per la sinistra del partito». E’ neutro Romano Prodi: il Professore tiene a far sapere di non appoggiare nessuno. E sta alla finestra anche l’ex popolare Beppe Fioroni: viene anche lui dagli scout, ma a qualcuno fa notare che alla Leopolda non c’era nessun rappresentante delle associazioni cattoliche: «Lì c’è un frattura che va sanata».
È però tra le minoranze, che il big bang colpisce più duro. Areadem sostiene Bersani, Franceschini lo ripete ogni volta che può, ma è un fatto che la compagine del capogruppo si sia riavvicinata a quella di Walter Veltroni. E che come loro la pensi anche il vicesegretario Enrico Letta: all’Italia non serve la foto di Vasto, serve un progetto più largo, che comprenda il Terzo Polo. «In nome di questo – racconta un esponente di Areadem – siamo pronti a discutere con tutti». Anche con Renzi. Veltroni – che era stato indicato come probabile king maker del sindaco fiorentino – per ora tace. L’ex leader, ad Auschwitz con una delegazione bipartisan di parlamentari, non entra nelle beghe del partito, ma di certo se dovesse scegliere tra Renzi e Bersani, non avrebbe dubbi su chi appoggiare. Quanto a Letta, alcuni dei suoi – proprio nel giorno della Leopolda – hanno scritto una lettera al segretario ribadendo fedeltà , ma invitandolo a un confronto «anche aspro». Il nodo è sempre lo stesso: non appiattirsi sulle posizioni della Cgil, saper affrontare i nodi posti dalla lettera della Bce. Lo dice chiaramente, anche se da un’altra posizione, il modem Gentiloni: «Bisogna allargare il campo e non rinchiudersi nel recinto della sinistra tradizionale».
«Gli equilibri sono delicati – dice un dirigente – e qualsiasi forzatura può far saltare tutto. Se Renzi avesse annunciato la sua candidatura, o se Bersani decidesse di indire primarie il 15 gennaio, il Pd esploderebbe». E poi, spiega, tra Renzi e Montezemolo c’è più di un flirt: «Se non allarghiamo il campo, e quei due vanno insieme, sono dolori sia per il Pdl che per il Pd».

Post Views: 195

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2011/10/la-tentazione-di-veltroniani-e-area-letta-qla-leopolda-puo-allargare-il-nostro-campoq/