by Sergio Segio | 6 Ottobre 2011 6:47
ROMA — Il «bavaglio» rimane per i giornali online registrati al tribunale, sono salvi dall’obbligo di rettifica e dalle sanzioni per i contenuti controversi i blog, i social network e Wikipedia. La protesta nella protesta contro la legge sulle intercettazioni, che ha mobilitato il popolo del web in difesa della libertà di informazione e di critica, ha raggiunto l’obiettivo di cancellare la norma che avrebbe obbligato i gestori di un sito a modificare i contenuti pubblicati se oggetto di richieste di rettifica, pena una sanzione fino a 12 mila euro.
Mentre a Montecitorio prosegue l’iter, ritornano ad affollarsi le piazze. Ieri il presidio al Pantheon dell’Fnsi, il sindacato dei giornalisti, cui hanno partecipato anche la Cgil e alcuni parlamentari dell’opposizione, che si ripeterà anche mercoledì prossimo, in concomitanza con il voto parlamentare.
La versione italiana di Wikipedia è ancora in sciopero, autosospesa per protesta con il rischio di essere «neutralizzata». Ma l’emendamento presentato da Cassinelli (Pdl) al disegno di legge ritornato alla commissione Giustizia di Montecitorio corregge la cosiddetta norma ammazza blog «escludendo tout court» siti e blog. Rimane per le testate online — come prevede la legge sulla stampa del 1948 per i quotidiani — l’obbligo di rettifica entro due giorni dalla pubblicazione dei contenuti su richiesta di chi se ne sente offeso. Mentre per i siti dei privati cittadini non ci saranno obblighi particolari se non quelli già previsti dalla legge, per esempio per la diffamazione.
La modifica è stata possibile con un accordo bipartisan, sulla proposta emendativa che era la stessa avanzata anche da Roberto Zaccaria del Pd. Incassato il risultato, l’ex presidente della Rai spiega: «Rispetto ai propositi iniziali della maggioranza, è così garantita una forte riduzione, almeno del 95%, dei soggetti ai quali sarà applicata la norma». Anche la presidente della Commissione Giustizia e relatrice dimissionaria del provvedimento, Giulia Bongiorno, si compiace della collaborazione trovata sul punto e, osserva, «purtroppo come al solito le parti in cui non si trovano gli accordi sono quelle che sono dettate da Berlusconi».
«Giù le mani dalla rete», insiste ancora Federico Palomba dell’Idv, che assieme ad Antonio Di Pietro ha proposto un subemendamento «per sopprimere ogni riferimento al web, che è uno straordinario strumento di democrazia e conoscenza e va tutelato». «Vanno tutelate in particolare le piccole testate», insiste e, in ogni caso, «se c’è diffamazione si può agire penalmente, non occorre imporre la cancellazione del contenuto». La presa di posizione Idv è contestata da Cassinelli, che definisce i deputati dipietristi «finti pasdaran della Rete» che riescono a fare speculazione su qualsiasi tematica. Una frase che, come tante bordate suggerite dalla verve politica, se pubblicata su un blog secondo il testo originario sarebbe stata passibile di obbligo di rettifica.
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