LA MINACCIA SFASCISTA

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La prima condizione per contatti di questo tipo è che siano fondati non su esortazioni generiche all’assembramento ma su proposte programmatiche precise nei tempi e nei modi. Sulla riforma elettorale anzitutto. E su una strategia di rilancio della crescita economica. Su quest’ultimo punto la guida di una politica economica ondeggiante e barcollante, incapace di concepire operazioni, e persino di scegliere chi deve dirigerle, sembra sia stata assunta non da un governo economico europeo, di là  da venire, ma dalla Banca centrale europea, altrettanto arrogante nei modi dell’intervento quanto vaga nelle prescrizioni, se si esclude quella relativa all’accorciamento dei tempi della manovra.
Quanto alle proposte di accreditati suggeritori, si insiste su una politica di privatizzazione cui affidare il compito di liberare le risorse necessarie al rilancio della crescita. Ora, liberalizzazioni e privatizzazioni sono utili e necessarie in molti settori dell’economia bloccati da pastoie corporative; ma è assai dubbio che possano dare risultati decisivi nei tempi brevi che invece incombono.
Ciò che è necessaria è una mobilitazione il più possibile rapida di domanda pubblica nei settori delle infrastrutture che può essere finanziata da una imposta patrimoniale. A questa manovra dovrebbe corrispondere l’adeguamento del sistema pensionistico alle nuove condizioni demografiche, cui si oppone una resistenza obiettivamente insostenibile. Queste misure comportano un compromesso ragionevole i cui costi politici sarebbero largamente compensati dallo sblocco di un sistema paralizzato e minacciato alla sua base da uno sfascismo morale in cui tutto si compra e tutto si vende, donne e deputati.


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