La maggioranza litiga sul condono sì dai capigruppo, il governo frena

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ROMA – Palazzo Chigi, verso il tramonto, prova a chiudere la porta al condono fiscale. La smentita è secca, ma arriva solo al termine di una giornata tesa, con l’opposizione all’attacco e il fantasma dell’ennesimo regalo ai più furbi evocato da una fetta importante della maggioranza e del governo, riunita (senza Tremonti) attorno al tavolo sul decreto per lo sviluppo.
Molti all’interno del centrodestra coccolano l’ipotesi di un condono. Alcuni, dopo il primo affondo del presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto, non si tirano indietro: è il caso del ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, che tiene alta la tensione scatenando la dura reazione dell’opposizione: «All’interno del decreto Sviluppo faremo le valutazioni necessarie, senza escludere nulla a priori», dice Fitto, mentre anche il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, non esclude la sanatoria. Poi tocca al capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. Pure lui non esclude «alcuna ipotesi, nemmeno il condono fiscale ed edilizio».
Tra i paladini della sanatoria, in prima fila, troviamo il deputato Responsabile Domenico Scilipoti, che spiega le proprie idee così: «Io nel condono ci spero ancora – dice a Sky – perché ritengo che con delle riforme serie e strutturali potrebbe essere molto utile per l’Italia».
Ma la proposta non trova terreno fertile in diverse aree del centrodestra. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno, ad esempio, si mette subito di traverso e parla di «una misura sbagliata». Anche perché, a sentire le indiscrezioni, l’idea che qualche deputato Pdl vorrebbe mettere in campo per reperire risorse da destinare allo sviluppo rischia di essere dirompente: un condono tombale fiscale, tributario e previdenziale.
Insomma, ce n’è abbastanza per scatenare la reazione compatta di Idv, Pd, Verdi, Api, Sel, Wwf e Fai, che scagliano dichiarazioni pesantissime. È l’ennesima bufera che si abbatte su governo e maggioranza proprio nel giorno del downgrading del rating sul debito italiano da parte di Fitch.
Palazzo Chigi, a questo punto, preferisce mettere un freno alle voci e fa circolare, nel tardo pomeriggio, un breve comunicato: «Indiscrezioni del genere a riguardo sono prive di fondamento e vengono escluse nel modo più totale». «Roba da Repubblica delle banane», rincara la dose il leghista Roberto Calderoli, sintetizzando il pensiero di Bossi su questo tema scivoloso.
Ma che non si tratti solo di una boutade lo si evince dalle indiscrezioni emerse al termine dell’incontro di ieri mattina in via Veneto, nella sede del ministero dello Sviluppo economico, dove uno dei fedelissimi del premier, il ministro Paolo Romani, sostituisce di fatto Tremonti nella messa a punto delle linee guida del decreto per il rilancio dell’economia. Col titolare dello Sviluppo economico, sono stati invitati a sedersi attorno al tavolo i ministri Renato Brunetta e Altero Matteoli mentre il posto riservato al Tesoro è occupato dal sottosegretario Luigi Casero. Ma di strada da fare ce n’è tanta, tutta in salita, con tempi strettissimi per arrivare alla data di presentazione del provvedimento che, secondo il premier Berlusconi, potrebbe essere entro metà  mese.


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