La Francia rallenta S&P minaccia la tripla A Piazzaffari recupera

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A partire dall’Italia e dalla Spagna per arrivare alla Francia. Già , la Francia: i transalpini sembravano tranquilli, ma da un po’ di giorni anche loro sono al centro dei timori dei mercati e dei giochi della speculazione abituata a sparare «a zero» quando sente puzza di bruciato. Non a caso, lo spread tra il rendimento delle obbligazioni francesi a 10 anni (Oat) e quello dei Bund, i titoli tedeschi ad analoga scadenza ha raggiunto ieri un nuovo record a 119 punti base (1,19%) anche perché si fa sempre più strada la previsione di una riduzione del rating sovrano della Francia da parte delle agenzie di rating. Moody’s lunedì aveva annunciato di essersi data tre mesi di tempo per decidere se l’outlook stabile per il rating sovrano francese è ancora giustificato, visto il peggioramento della situazione economica. Ieri Standard and Poor’s in uno studio ha avvertito che se lo scenario peggiora la tripla A è a rischio. Ma «agli occhi del mercato la Francia ha già  perso la tripla A», ha commenta Philippe Hab, un famoso gestore di fondi. Tutti gli osservatori concordano su fatto che conservare il rating massimo in un periodo elettorale appare difficile, in quanto il governo sarà  più attento agli umori dell’elettorato che non ha quello delle agenzie di rating che di fatto chiedono un miglioramento dei conti pubblici. Questo farebbe escludere che Sarkozy nei prossimi mesi possa prendere misure come l’aumento delle tasse e un taglio alle spese.
Eppure qualcosa sembra si stia muovendo: ieri mattina la stampa francese ha anticipato che il ministero delle finanze sta preparando un nuovo piano di misure anticrisi da 5 miliardi di euro, nella prospettiva di una prossima revisione al ribasso delle stime sulla crescita per il 2012. Martedì scorso, il ministro francese dell’Economia, Francois Baroin, aveva dichiarato che la previsione di un Pil in crescita dell’1,75% nel 2012 era «forse troppo alta». Aggiungendo che c’è il «rischio» di una crescita inferiore all’1,5%. Quanto inferiore? Il «consensus degli economisti» stima un Pil in salita di appena lo 0,9%. Al fine di rispettare l’obiettivo di riduzione del deficit al 4,5% del Pil l’anno prossimo «un nuovo piano nell’ordine di 5 miliardi di euro sarà  necessario», ha indicato una fonte governativa citata dal quotidiano Les Echos. E questo perché, spiega Le Figaro, «una revisione di 0,5 punti della crescita rende necessario trovare 5 miliardi per far quadrare il bilancio».
Intanto ieri, dopo i forti cali di giovedì, i listini europei hanno chiuso in rialzo (Piazzaffari +2,8%) sulle attese che i leader europei riusciranno a trovare nel week end un accordo sull’utilizzo e il rafforzamento del fondo salva stati, tanto che lo spread Btp/Bund è ridisceso a 380 punti. Nonostante le rassicurazioni arrivate da Francia e Germania, su una possibile intesa, il presidente Eurogruppo, Jean Claude Juncker, ha dichiarato, tuttavia, che l’Eurozona sta dando un’immagine «disastrosa» a causa delle difficoltà  a risolvere la crisi del debito sovrano e delle divisioni interne. Notizie non buone dalla Germania: dopo la discesa dell’indice Zew, ieri è stato comunicato che in ottobre è sceso anche l’indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese.


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