La Francia insiste: Bini Smaghi lasci E lui va al Quirinale
PARIGI — La Francia esige che i patti vengano rispettati, e il governo italiano chiede ancora una volta a Lorenzo Bini Smaghi di farsi da parte. «Confido nel senso dello Stato e del dovere di responsabilità che certo non mancano al dottor Bini Smaghi — ha detto ieri il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi — perché questa situazione spiacevole che si è creata e della quale il governo non ha alcuna responsabilità , si sblocchi al più presto».
In questa ottica, l’ennesimo momento di tensione tra le due «sorelle latine», come le chiama spesso il presidente Nicolas Sarkozy, sembrerebbe dipendere da un capriccio del componente italiano del comitato esecutivo della Bce: il suo mandato scade nel 2013 ma, secondo i patti Berlusconi-Sarkozy, avrebbe dovuto lasciare il posto a un francese in contropartita della nomina di Mario Draghi a governatore della Bce. Le mancate dimissioni dell’economista, ora, mettono sempre più in imbarazzo il governo italiano e irritano profondamente quello francese.
Il problema è che per strappare a Sarkozy l’appoggio a Draghi, nei mesi scorsi, Berlusconi ha promesso ai francesi qualcosa che non era nella sua disponibilità : non possono essere i governi a decidere i componenti del comitato esecutivo della Bce, come ha più volte ricordato il predecessore di Draghi a Francoforte, Jean-Claude Trichet, e non possono essere gli Stati a pretendere le dimissioni di un membro della Bce. La difesa della poltrona di Bini Smaghi diventa così una questione di principio, con i funzionari della Banca centrale europea che anzi lo incoraggiano a tenere duro fino al 2013 proprio per ribadire, una volta per tutte, l’indipendenza dell’istituzione.
Come se ne esce? Il clamore suscitato attorno alla vicenda dallo stesso Silvio Berlusconi probabilmente non aiuta. Lo ha detto già una volta Sarkozy, quando ha invitato l’Italia a mantenere i suoi impegni aggiungendo però che «non so se parlare di questo in televisione sia il modo migliore per farlo».
Ieri, dopo la telefonata a Maurizio Belpietro su Canale 5 in cui Berlusconi ha di nuovo pubblicamente chiesto a Bini Smaghi di farsi da parte, e l’intervento del segretario del Pd Pier Luigi Bersani — «Ora deve trovare il modo di lasciare quel posto, ma è la gestione di tutta la vicenda che è stata incredibile» —, Bini Smaghi è stato ricevuto dal presidente Giorgio Napolitano al Quirinale. E la presidenza ha voluto chiarire con una nota che «nell’odierno incontro, dal carattere riservato e personale, non è stato esercitato alcun pressing nei confronti del dottor Bini Smaghi». Anzi, nel colloquio sarebbe emerso un certo disappunto da parte di Napolitano per la grande pubblicità data dal governo a una questione così delicata.
Dopo l’ormai celebre sorriso esibito da Sarkozy in conferenza stampa, il nervosismo si fa largo nei rapporti tra Parigi e Roma e Lorenzo Bini Smaghi potrebbe rappresentare un perfetto capro espiatorio. All’Eliseo però, ancora ieri si ribadiva la stessa posizione di sempre, senza ultimatum né scadenze troppo ravvicinate: «Non è ragionevole che l’Italia abbia due uomini (Draghi e Bini Smaghi) alla Bce e la Francia nessuno; l’Italia lo ha riconosciuto mesi fa, con un patto tra Sarkozy e Berlusconi che parla dell’ingresso di un francese al posto di Bini Smaghi». Quando? «Entro la fine dell’anno». Parigi ostenta serena fermezza, come a suggerire che i giorni residui di Bini Smaghi alla Bce sono importanti ma non decisivi per le difficoltà tra i due Paesi; l’agitazione è semmai nel campo italiano.
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