LA FESTA È GIà€ FINITA

by Sergio Segio | 29 Ottobre 2011 7:14

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Ma la festa appena incominciata sembra già  finita: ieri le borse hanno ripiegato e, ancora una volta, la peggiore è stata Piazzaffari che ha lasciato sul terreno l’1,78%. L’andamento delle quotazioni in Italia è stato condizionato soprattutto dalle pessime notizie provenienti dal debito pubblico italiano. All’asta dei Btp decennali, per la prima volta dal 1997, è stato sfondato il muro del 6% di rendimento. La domanda tiene, sostengono gli analisti. Sta di fatto che oltre al 6,06% al quale sono schizzati i decennali, anche per le scadenze più brevi c’è stata una forte salita. I Btp a tre anni sono stati collocati al 4,93%, il livello più alto degli ultimi undici anni. Berlusconi per la prima volta sembra essersi reso conto che l’aumento dei tassi di interesse sul debito italiano avrà  pesanti conseguenze sui conti pubblici. «Siamo in una situazione di grande tensione per quel che riguarda gli spread sull’emissione dei titoli del debito pubblico » e «questo graverà  ulteriormente sulla nostra finanza», ha dichiarato parlando agli Stati generali del Commercio estero. In realtà , per questo governo il forte innalzamento dei rendimenti è una novità : per quasi tre anni e mezzo, infatti, i tassi pagati sui bond italiani sono stati estremamente bassi con dannazione per chi li comprava, ma con grande gioia per il ministro dell’economia che, nonostante l’esplosione del debito pubblico, non spendeva più di tanto per il pagamento degli interessi. Un segnale netto della crescita dei tassi era stato avvertito alcuni mesi fa: un po’ per volta era cresciuto lo spread con i Bund del debito pubblico tedesco. Fino a superare i 400 punti base. Ovvero il 4%. L’aumento del differenziale derivava un po’ dalla grande domanda di Bund tedeschi da parte degli investitori in cerca di sicurezza, masoprattutto dalla crescita dei rendimenti sui titoli italiani. Gli interventi della Bce (che ha acquistato titoli italiani e spagnoli sul mercato secondario) ha contribuito a rallentare la corsa all’insù e a ridurre i differenziali sui tassi.Ma è stato sufficiente che la Bce stringesse un po’ la borsa, perché i rendimenti italiani riprendessero a salire. Per settimane fonti governative hanno cercato di minimizzare e tranquillizzare. In pratica (in parte con ragione) sostenevano che l’aumento dei tassi riguardava unicamente i Btp sul mercato che stavano perdendo valore, producendo così un aumento dei tassi,ma non un maggiore esborso del tesoro, visto che gli interessi pagati erano fissi. La prova era che nelle aste per i nuovi bond gli interessi pagati erano inferiori a quelli di mercato. Da alcune settimane, tuttavia, anche i tassi dei bond di nuova emissione stavano salendo rapidamente. A questo punto l’ultima speranza era un accordo in sede Ue per allentare la tensione sulla Grecia e indirettamente su altri paesi in difficoltà . Tipo l’Italia. L’accordo è stato raggiunto tre giorni fa, il fondo salva-stati aumentato da 440 a mille miliardi e c’è stata anche una approvazione (solo formale, però) degli impegni presi dall’Italia. Ma non sembra essere servito a nulla: ora i tassi di interesse stanno crescendo, lo spread con i Bund tedeschi è riaumentato a 382 punti base e, quel che peggio, l’onere del servizio del debito pubblico nei prossimi mesi e nei prossimi anni è destinato a crescere enormemente. Con una conseguenza pesante: saranno vanificati tutti i sacrifici imposti a milioni di persone con lemanovre correttive varate dal governo. Ilmercato normalmente è una brutta bestia che però tende ad assumere atteggiamenti realisti. Insomma, non scommette contro un paese per il gusto della scommessa, ma perché «specula», cioè prevede che quel paese è destinato a finiremale. Magari perché governato male. Certo, c’è la speculazione che, tuttavia, non gioca al buio. Quando negli ani ’90Georges Soros si accanì contro la sterlina e la lira, prese di mira due paesi le cui economie erano fragili. Non a caso, dopo le manovre correttive (la famosa stangata da 90mila miliardi di lire del 1992 di Ciampi-Amato), la speculazione portò a casa i guadagni e si rivolse verso altre direzioni. In questi ultimi mesi di stangate ne sono state approvate per importi superiori a quelle di quasi 20 anni fa, ma non è servito a nulla. I mercati non hanno fiducia. nella capacità  di questo governo. Intanto l’euro che era risalito sopra quota 1,42 sul dollaro, ieri ha invertito la direzione. Una bella svalutazione della moneta comune in una fase di bassa congiuntura sarebbe unamanna. Favorirebbe il sostegno delle esportazioni. Secondo Berlusconi, «c’è un attacco all’euro che come moneta non ha convinto nessuno, perché non è di un solo paese ma di tanti che però non hanno un governo unitario, né una banca di riferimento». Il problema vero è che in Europa c’è solo una banca di riferimento – la Bce- mentre tutto il resto è nulla. Secondo il presidente, poi, l’euro «è una moneta strana, attaccabile dalla speculazione internazionale ». Dimentica che è stato l’euro a condurre le danze valutarie per una volontà  precisa: con l’alto valore della moneta si è tentato di contenere l’inflazione.

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