by Sergio Segio | 31 Ottobre 2011 7:49
E invece sabato notte, nel cuore di una città sempre più sporca, è accaduto esattamente il contrario. Come documenta un’immagine eloquente scattata dopo mezzanotte in via Gioacchino Di Marzo, dove un camion dell’Amia compare dopo tre giorni d’assenza con un autista e due addetti che, davanti ad ogni edificio, agganciano i contenitori condominiali, uno marrone e uno grigio, il primo dei residui organici, il secondo del cosiddetto «indifferenziato», e li rovesciano tutti insieme nel maleodorante gorgo del compattatore.
I due in tuta arancione si accorgono di un passante che s’affretta a scattare le foto col cellulare proprio davanti ad un garage, l’uscita secondaria un tempo utilizzata dalle auto blindate di Giovanni Falcone, giusto il palazzo in cui abitava il giudice ucciso con la moglie Francesca Morvillo e dove vive la suocera, la signora Morvillo, anche lei ogni giorno alle prese con la differenziata. Ma quei bidoni di diverso colore, lasciati sul marciapiede dal portiere dello stabile nei giorni assegnati, vengono presi tutti contemporaneamente dalla stessa squadra dell’Amia. Come è accaduto nella notte nelle strade a via Libertà , Villa Sperlinga, via Notarbartolo, appunto la strada dell’«Albero Falcone».
«Noi eseguiamo ordini, direttive superiori», hanno balbettato gli addetti, mentre dal camion 2176 scendeva l’autista, Benedetto Carrozza, uno dei 2.800 dipendenti di un’azienda al collasso, imbarazzato anche lui per aver mischiato sul suo mezzo i rifiuti che ormai in quasi tutta la città l’azienda impone ai cittadini di separare: «Quando siamo usciti dal deposito di Partanna-Mondello i superiori ci hanno detto di prendere tutto quello che trovavamo e portarlo a Bellolampo».
Un controllo telefonico e nella notte echeggia la voce del capo area Pino Corsali: «Il capo settore ci ha ordinato…». Uno scaricabarile infine motivato dalla presunta «chiusura per la festività dell’impianto di Marsala». Motivazione che non convince il cognato di Falcone, il magistrato Alfredo Morvillo: «È una beffa per chi come mia madre perde ore a separare i rifiuti». Stessa amarezza del direttore della Biblioteca comunale Filippo Guttuso, anche lui casa in zona, la sua «differenziata» miscelata con il resto e spedita nella cloaca di Bellolampo, a dispetto dell’ordinanza affissa in portineria per assicurare che carta, plastica e organico «contrariamente a quanto si dice» va al riciclaggio.
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