La crisi dei prezzi alimentari e il vuoto della politica globale

by Sergio Segio | 23 Ottobre 2011 7:26

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Le organizzazioni dei piccoli produttori e la società  civile sono stati attori sostanziali in questo contesto, sia nelle sale di riunione che all’esterno.
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La crisi dei prezzi alimentari ha rivelato un vuoto nella politica globale. In assenza di un forum autorevole per la discussione delle questioni alimentari, le decisioni in questo campo così fondamentale erano state prese dal Wto e dalla Banca mondiale, dal G8 e dal G20, dalle corporazioni agroalimentari transnazionali e dagli speculatori finanziari liberi da qualsiasi controllo politico. Allo scoppio della crisi è emersa una netta divisione su come riempire il gap di governance. La proposta più audace e radicale è stata quella di trasformare il Comitato sulla Sicurezza alimentare (Cfs) della Fao da inefficace sede di chiacchiere a un forum autorevole e inclusivo nell’ambito delle Nazioni Unite. Il processo di riforma si è aperto a tutti gli stakeholders, e le organizzazioni dei piccoli produttori hanno dato un contributo fondamentale. (…)
L’agenda della prima sessione del nuovo Cfs, nell’ottobre 2010, includeva punti di policy controversi. Tra questi, la volatilità  dei prezzi alimentari. I sostenitori del libero scambio hanno tentato di limitare il dibattito a misure che ne attenuassero l’impatto sugli strati deboli della popolazione. I delegati della società  civile e i governi alleati, invece, si sono battuti per trovare delle soluzioni alle cause della volatilità , inclusa la speculazione finanziaria. Questi ultimi hanno avuto la meglio. (…)
Un’altra questione esplosiva riguardava l’oltraggioso fenomeno del «land grabbing». Anche in questo caso si è verificato lo scontro tra le due posizioni.
Alcune potenze del G8 e la Banca mondiale sostenevano che l’aumento degli investimenti stranieri su vasta scala nell’agricoltura dei Pvs, inclusa l’acquisizione dei terreni, andava accolto come contributo alla soluzione della crisi stimolando l’economia. Il movimento per la sovranità  alimentare, invece, denunciando il land grabbing, caldeggiava l’adozione di Linee guida sull’accesso alla terra che potessero difendere il diritto dei piccoli produttori alle risorse da cui essi traggono il loro sostentamento. La decisione finale è andata in favore dei movimenti sociali e della società  civile: le Linea guida saranno negoziate e presentate alla prossima sessione del Cfs per l’adozione da parte dei governi membri. Inoltre, il movimento per la sovranità  alimentare sosterrà  una moratoria sul land grabbing come richiesto ne «l’Appello di Dakar», lanciato nel febbraio 2011 durante il Forum sociale mondiale (Fsm).
Non è certo il momento di indulgere al compiacimento. Le corporazioni multinazionali che controllano il sistema alimentare globale sono pronte a sfruttare a proprio vantaggio qualsiasi crisi si prospetti dietro l’angolo. Ma abbiamo un’eccezionale opportunità  politica in mano. Vi sono crepe nella corazza paradigmatica dominante, i movimenti popolari per la sovranità  alimentare sono più forti che mai, e c’è un nuovo forum globale a cui possono portare le loro proposte.
Per ulteriori informazioni sul calendario degli eventi attorno al Cfs e alla Giornata mondiale della Sovranità  alimentare (16 ottobre), organizzati dal Comitato italiano per la sovranità  alimentare: www.cisaonline.org. Per la versione integrale di questo articolo: www.europafrica.infoPer i risultati della partecipazione della società  civili e i movimenti sociali: cso4cfs[1].

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