La Consulta: sì al ricorso del premier
MILANO — La Corte costituzionale dichiara ammissibile il ricorso della Presidenza del Consiglio contro i giudici di Milano che, mentre il premier era impegnato a Palazzo Chigi, non sospesero l’anno scorso il processo per frode fiscale nella compravendita dei diritti tv Mediaset. E ieri gli stessi giudici non interrompono lo stesso processo mentre l’imputato Silvio Berlusconi incontra a Roma il primo ministro della Macedonia Nikola Gruevski. In entrambi i casi il Cavaliere ha eccepito il «legittimo impedimento».
Il primo marzo 2010 i legali di Berlusconi si erano sentiti dire di no dal presidente della prima sezione penale Edoardo D’Avossa (giudici a latere Maria Tetesa Guadagnino, Irene Lupo) perché il premier aveva convocato per quel giorno la seduta del Consiglio dei ministri nonostante fosse stata già fissata l’udienza con l’accordo dei suoi difensori e senza che fossero state indicate ragioni che spiegassero una sovrapposizione così urgente ed inevitabile. La Presidenza del Consiglio aveva poi fatto ricorso alla Consulta sollevando un conflitto di attribuzione tra potere esecutivo e giudiziario per chiedere di annullare la decisione del Tribunale. I giudici costituzionali ieri hanno dato via libera al procedimento, ma bisognerà aspettare qualche mese per conoscere la decisione su chi ha ragione. Se «vincerà » il premier sarà annullata quell’udienza incriminata.
La volta scorsa, D’Avossa aveva chiaramente fatto capire che l’udienza non sarebbe stata rinviata, quando gli avvocati-deputati del premier Niccolò Ghedini e Piero Longo avevano detto che non sarebbero stati presenti per sentire in videoconferenza da Montecarlo un testimone perché impegnati. «La rogatoria non può essere rinviata. Abbiamo penato anni per averla e questo processo, che è a rischio prescrizione, ha la priorità », aveva risposto il giudice. Le assenze erano state poi giustificate formalmente con legittimi impedimenti da avvocati e premier, a Roma a parlare con Gruevski dello «sviluppo delle relazioni bilaterali, soprattutto in campo economico» tra Italia e Macedonia e del «processo di avvicinamento di Skopje all’Ue e la sua piena adesione alla Nato». Alla richiesta di rinvio di Longo, presente a sorpresa dopo la rinuncia alla votazione sul nuovo giudice costituzionale, D’Avossa ricorda che si tratta di una rogatoria «di complessa organizzazione sin dal 2007». Tanto che la giudice Guadagnino è presente nonostante le fratture riportare giorni fa dopo essere stata investita in bicicletta. Il presidente rimanda a quanto detto dalla stessa Consulta riguardo alla leale collaborazione tra poteri dello Stato e sottolinea che «non risulta» che l’incontro al vertice «sia stato programmato» prima del 12 settembre, quando la rogatoria fu fissata. «Gli incontri tra capi di governo non sono come quelli tra amici, sono molto più complicati» precisa Longo a fine udienza e, a chi gli chiede se ci sarà un nuovo ricorso alla Consulta, risponde: «Non credo, valuterà la Presidenza del Consiglio. Il tempo c’è».
L’udienza postprandiale scorre con la testimonianza di Maurizio Coen, consulente legale monegasco di Daniele Lorenzano, uno degli intermediari dei diritti tv imputato nel processo. La curiosità si accende quando il pm Fabio De Pasquale gli chiede se la sua relazione professionale «con Marina Berlusconi ha a che fare con le persone di cui ha parlato». Coen risponde: «Ho un mandato dalla signora Marina Berlusconi ma ritengo, anzi sono certo, che non abbia collegamenti con queste persone». De Pasquale insiste: «Ha avuto rapporti con Marina Berlusconi e l’avvocato Mills in relazione ad alcune società offshore?». «Non in relazione a questo procedimento», chiude il teste.
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