by Sergio Segio | 16 Ottobre 2011 6:38
PARIGI — E’ essenziale che le proteste non degenerino, che non ci siano disordini, perché «la violenza è inaccettabile», dice. Ma i giovani, quelli che manifestano pacificamente, «hanno ragione, e si può comprendere che se la prendano con la finanza. Che ne facciano un caprio espiatorio». Mario Draghi governatore della Banca d’Italia e prossimo presidente della Bce, è a Parigi per partecipare al vertice dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali del G20, convocato per disegnare un percorso il più possibile coordinato verso l’uscita dalla crisi. La mattina, prima del corteo, il suo pensiero però è rivolto anche alla manifestazione degli Indignati prevista a Roma che prende di mira le banche e la Banca d’Italia, con lui, il governatore, a ispirare il nome ai «Draghi ribelli», una definizione che lo fa sorridere.
«La notizia oggi non è a Parigi, ma a Roma» dice facendosi serio. La manifestazione lo preoccupa e lo interessa. Cerca di capire, lui, che al disagio delle nuove generazioni che stanno pagando il prezzo più caro della crisi e hanno difficoltà a trovare un lavoro e assieme certezze di reddito per il futuro ha dedicato gli interventi più recenti. La bassa crescita dell’Italia negli ultimi anni, ha osservato, è anche riflesso delle sempre più scarse opportunità offerte alle giovani generazioni di contribuire allo sviluppo economico e sociale con la loro capacità innovativa, la loro conoscenza, il loro entusiasmo.
«Siamo arrabbiati noi contro la crisi, figuriamoci loro che hanno venti, trenta anni» aggiunge. «Hanno aspettato, aspettano tanto» prima di poter trovare un impiego e risposte sul futuro. «Per noi, quando avevamo la loro età , non è stato così» spiega Draghi. Che punta il dito sulla finanza speculativa, quella senza regole.
E poi ancora sugli Indignati, sempre cercando di capire la protesta: «E’un movimento internazionale», aggiunge allargando lo scenario della manifestazione romana a quelle programmate in contemporanea in altre grandi città del mondo, è un fenomeno che non riguarda solo l’Italia e fa riflettere, afferma. E non è quindi un caso che a Draghi faccia eco, sempre da Parigi, il segretario al Tesoro Usa, Tim Geithner il quale riconosce nel corso di un’intervista tv di «capire le preoccupazione» del movimento degli Indignati, «Occupy Wall Street» che manifesta a New York. «Quello a cui stiamo assistendo negli Stati Uniti», dice Geithner, «è l’espressione del timore che l’economia Usa non stia crescendo in tempi rapidi, che il tasso di disoccupazione non stia calando più velocemente e che non ci sia un aumento dei salari». Insomma «la gente vuole che il governo agisca per migliorare subito la situazione».
Ma c’è su tutto il timore che le proteste degenerino, che gruppi violenti ne possano prendere la guida. Così Draghi spiega che l’appello dei giovani potrà ottenere ascolto solo se gli Indignati sapranno evitare disordini. «Hanno ragione ma solo se la loro protesta eviterà degenerazioni» dice. E quando giungono le prime notizie sugli scontri commenta. «E’ un gran peccato», la violenza, ripete, «è inaccettabile».
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